Presto anche a Reggio Emilia un emporio solidale per contrastare la povertà
Dopo l'estate a Reggio Emilia, nel quartiere Gardenia, aprirà il primo emporio solidale per la raccolta e lo smistamento di derrate alimentari a basso costo gestito da volontari e rivolto a persone e famiglie in difficoltà.
Al servizio potranno accedere 50 famiglie messe in ginocchio dalla crisi, selezionate dai servizi sociali e dalla Caritas, che faranno “la spesa” attraverso un meccanismo basato sul reddito. Per l'acquisto dei prodotti avranno, infatti, una scheda a punti calcolata in base al proprio status economico.
Il progetto, che ha vinto il bando del 2015 della Fondazione Manodori per rispondere alle esigenze delle nuove e vecchie povertà, è coordinato dal Centro di Servizio per il Volontariato provinciale Dar Voce e sostenuto dalla stessa Fondazione, con un investimento totale di 120.000 euro in due anni. Tra i promotori ci sono inoltre: il Comune di Reggio Emilia, la Caritas, l'Auser, la Protezione civile, l'associazione Papa Giovanni XXIII, il distretto di economia solidale, il centro prevenzione sociale e le associazioni Servire l”Uomo e “Solidarietà.
Come emerge dall’ultimo rapporto sulla coesione sociale, neanche Reggio Emilia è esente dal fenomeno della povertà, che registra 70.000 lavoratori vulnerabili, un'esplosione del numero degli sfratti, il 50% di pensionati poveri. Lo scorso anno inoltre i centri di ascolto della Caritas hanno ricevuto oltre 2.000 richieste per beni materiali, soprattutto di generi alimentari. Negli ultimi cinque anni invece, sono 10.000 le persone che si sono rivolte per la prima volta ai servizi sociali del Comune.
Da qui la disponibilità della fondazione Manodori a finanziare il progetto.
“Abbiamo sostenuto l’idea di creare empori solidali nella nostra provincia – spiega il presidente della Fondazione Gianni Borghi – perché promuove un modo di contrastare la povertà che stimola una responsabilità condivisa e il coinvolgimento dei cittadini rispetto ai membri più fragili delle nostre comunità”. Non a caso, puntualizza Borghi a proposito di responsabilità condivisa, “al fianco dei volontari delle associazioni che gestiranno l’emporio la fondazione ha dato disponibilità di tre persone che faranno assistenza dal punto di vista metodologico”.
L’emporio, aggiunge l’assessore al Welfare del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi, “non sarà un luogo chiuso ma aperto a tutta la comunità, come dimostra la sua collocazione a ridosso della città storica. E contribuirà a riqualificare uno spazio urbano dismesso. Penso che sia un investimento sul livello di democrazia della città”. Sassi sottolinea inoltre il principio di “reciprocità’” su cui l’emporio sarà basato. Le persone che vi accedono potranno infatti collaborare alla sua manutenzione o alle pulizie, “attività per superare lo stigma della povertà”, spiega l’assessore.
“Oltre al cibo, l’emporio vuole essere un punto di riferimento per ricostruire legami sociali e familiari”, chiarisce infine Cecilia Pignagnoli del CSV Dar Voce, coordinatrice del progetto. L’emporio solidale fornirà infatti anche servizi di supporto ed accompagnamento, consigli per la gestione del bilancio familiare, per compilare un curriculum o fare domanda di lavoro e suggerimenti per risparmiare sulla spesa e non sprecare le risorse.