All’università del volontariato docente e allievo imparano l’uno dall’altro
Una scommessa vinta quella degli atenei promossi dai CSV in 5 città (Milano, Bologna, Treviso, Salerno, Cosenza): 10 mila iscritti in 4 anni, corsi singoli o percorsi più strutturati, un legame costante con il territorio e i cambiamenti delle esigenze sociali.
È oggettivamente un successo. Uno di quelli che poggia su dati “nero su bianco” e che racconta di un sogno, uno di quelli semplici ma capaci di cambiare le carte in tavola: creare un polo di formazione permanente per il mondo del non profit.
Idea semplice, sì, ma che in soli quattro anni ha superato ogni più rosea previsione: più di 10.000 iscritti, oltre 400 corsi erogati, 210 docenti saliti in cattedra e la collaborazione di ben 75 enti partner.
L’idea si chiama “Università del volontariato” e, seppur nata a Milano, ha da subito parlato la lingua della multi-territorialità aprendo sedi in altre città, come Treviso, Bologna, Cosenza e Salerno. Dal nord al sud Italia, pensata e curata dai rispettivi Centri di Servizio per il Volontariato che ne determinano l’indirizzo e ne animano l’attività didattica in totale autonomia.
“Siamo alla quinta campanella d’inizio. Il quinto anno insomma, - racconta Graziamaria Dente, vicepresidente di Ciessevi e referente per l’area Formazione del polo milanese -. Quella che è partita come una scommessa, oggi, si attesta come realtà consolidata al servizio di tutte le anime del terzo settore con un programma che non dimentica mai l’attenzione alle caratteristiche dei partecipanti, la costruzione di piani didattici differenziati per valorizzare il capitale umano dei propri volontari e un monitoraggio individualizzato per ogni studente, per facilitare la scelta di corsi coerenti con interessi, esperienze pregresse, compiti da realizzare”.
L’Università del volontariato offre, tra le numerose opportunità formative, sia corsi singoli che un percorso più strutturato composto da tre corsi base obbligatori, tre corsi specialistici a libera scelta seguiti da uno stage e l’elaborazione di una tesina finale. Il percorso porta al rilascio del Diploma dell’Università del volontariato che attesta una preparazione seria e corposa sui temi del volontariato e dell’operare nelle organizzazioni del terzo settore. Ogni studente, inoltre, verrà sostenuto nella sua formazione da un tutor con cui potrà decidere il piano di studi più adatto alla sua situazione e che lo accompagnerà per tutto il percorso. Il tutor aiuterà negli approfondimenti, nei rapporti con i docenti e nelle esercitazioni.
Curiosità tutta milanese, e in linea con l’animo della città meneghina, è invece la notizia che vede l’Università del volontariato sfornare anche le nuove leve dell’imprenditoria sociale cittadina. Infatti, tra i diplomati 2015/2016, 2 studenti hanno aperto una start-up non profit applicando idee e le suggestioni respirate sui banchi del polo cittadino. Il progetto si chiama Socialstars ed è un’app, una piattaforma (prima in Italia nel suo genere) dove gli utenti possono condividere con i propri amici le iniziative sociali lanciate dalle organizzazioni non profit del territorio, ricevendo in cambio delle “stelle sociali” che, una volta postate sui propri profili social, rappresentano “viralmente” l’impegno sociale del singolo utente.
Ma questa è solo una delle storie che questo giovane progetto porta con sé, in ogni sua sede: “Il dialogo, la condivisione fattiva sul territorio, per noi è vitale – racconta Giancarlo Funaioli presidente di Volabo Servizi per il Volontariato Città Metropolitana di Bologna: - qui la cultura del volontariato e della partecipazione è molto forte, improntata anche al fare insieme, al fare rete. Un progetto come questo non poteva che poggiare quotidianamente sull’idea di coinvolgere realtà non profit che da tempo hanno maturato un approccio culturale e formativo al volontariato come messaggio da condividere con le altre organizzazioni non profit, con realtà istituzionali e del mondo accademico, tutte portatrici di conoscenze e saperi da mettere al servizio del volontariato”.
Luogo di scambio e di crescita, questa Università del volontariato riesce ad innescare un processo virtuoso non soltanto attraverso l’alterità di una cattedra e di un insegnamento “verticale”, ma portando addirittura gli stessi docenti a confrontarsi con gli studenti: “I feedback più belli – continua Funaioli – ci segnalano che nelle aule si instaura uno spirito d’apprendimento bidirezionale, e gli stessi docenti escono alla fine arricchiti da questa esperienza che li porta ad approfondire ancora di più le sfumature del volontariato locale, tuffandosi nel rapporto diretto con chi proviene direttamente dal territorio, dall’impegno quotidiano con tutta la sua ricchezza di pratica vissuta”.
Niente è però lasciato al caso. Tutti i processi spontanei di condivisione nelle sedi sono frutto di iter ragionati con partner didattici d’alta caratura che permettono ai CSV impegnati di garantire un ambiente ricco di proposte, percorsi, riflessioni: “Il mondo del volontariato ha solide basi relazionali che devono fortificarsi acquisendo strumenti adeguati per interpretare un mondo in impetuosa evoluzione – afferma Alberto Franceschini, presidente di Volontarinsieme CSV Treviso – per questo abbiamo pensato ad un aggiornamento della nostra proposta formativa riguardante le lezioni specialistiche, riservando spazi alle nuove sfide della nostra comunità, tra i quali spiccano per esempio l’accoglienza dei migranti e la questione dei generi”.
Essere nel presente con chi il presente lo vive insomma.
E da quest’anno, oltretutto, il gioco di squadra supera i banchi e le cattedre delle varie sedi e si concretizza nel progetto digitale Univol.it, il portale nato per aggregare i percorsi formativi delle sedi oggi attive. Un po’ bacheca, un po’ biblioteca, ma anche blog dove importanti firme provenienti dal variegato corpo docenti dell’Università del volontariato arricchiranno con approfondimenti e articoli il dialogo intorno alle tematiche calde del non profit.
Inoltre Univol.it ospiterà i contributi didattici dei numerosi partner che a livello nazionale e locale affiancano i CSV nel compito strategico di garantire la più alta qualità formativa dei corsi erogati.
Tra tutte queste novità presto suonerà la prima campanella anche a Cosenza e Salerno con l’ingresso ufficiale delle relative offerte formative su Univol.it. E il treno dell’Università del volontariato pare non volersi proprio fermare, puntando a diventare realtà anche nelle altre città d’Italia. Una previsione “positiva”, una nuova scommessa che già sembra vinta poggiando su di una certezza di base, uno slogan nato spontaneamente dagli stessi media che sempre più seguono con interesse il fenomeno: per fare del bene oggigiorno, bisogna saperlo fare bene. E l’Università del volontariato è qui per questo. Domanda (dal territorio) e risposta. Ora, tutti in classe. Inizia la lezione.