Azzardo: servono regole e controlli ma anche una svolta educativa
L'Urban Center di Reggio Calabria, uno dei beni confiscati al re dei videopoker Campolo, ha ospitato un workshop sul gioco d'azzardo in cui istituzioni e terzo settore si sono confrontati. Tra gli interventi anche le testimonianze di ex giocatori. Oltre 60 i partecipanti.
"Niente patti con i mercanti di morte, di nessun tipo. Povera quella società che deve lavorare sulle tragedie degli altri". Lo ha detto chiaramente Luciano Squillaci, presidente nazionale della Fict - Federazione italiana delle comunità terapeutiche (e vicepresidente di CSVnet) parlando delle imprese che lucrano sulle ludopatie, durante il workshop organizzato dal CSV di Reggio Calabria lo scorso 6 aprile.
L'incontro ha assunto un significato particolare perché si è svolto nel nuovo Urban Center della città, una struttura confiscata a Gioacchino Campolo, che con i videopoker ha costruito la sua "fortuna" criminale.
E per questo il CSV ha voluto realizzare il workshop in questo spazio, recentemente restituito alla comunità, facendo registrare oltre 60 partecipanti. Tra questi anche gli ex giocatori, che nel corso della serata hanno voluto raccontare la loro esperienza.
"Tutto inizia senza farci caso – dice Mimmo – finisci per buttarci dentro i risparmi di una vita e rischi di chiedere aiuto alle persone sbagliate". Un racconto con la voce tremante di chi oggi vive una nuova stagione della propria vita. "Per fortuna adesso sono in terapia, ma dico a tutti, adulti e giovani: non fatevi ingannare".
"Non azzardiamoci a chiamarlo gioco", questo il titolo del workshop, è già un primo passo fondamentale.
"Siamo un po' indietro sul tema delle ludopatie – ha ammesso il sindaco Giuseppe Falcomatà – se ne parla poco e male. Però ascoltando queste storie è inevitabile porsi un interrogativo: cosa possiamo fare?". Di strada da fare ce ne è molta e, probabilmente, gli strumenti a disposizione sono pure pochi. Ma Falcomatà prova a tracciare una linea: "Dobbiamo stringere "le maglie della rete". L'impegno personale è quello di estendere in tutto il territorio metropolitano il regolamento sulle sale-slot". Il testo normativo però "non basta – ha proseguito Falcomatà – così come non basterà soltanto intensificare il controllo del territorio".
Ci vuole anche una svolta educativa: "In città mancano i "grembi dell'ascolto": - ha detto don Nino Pangallo, direttore della Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova - perché non utilizzare in tal senso i beni confiscati?".
Queste strutture, ad esempio, potrebbero essere la frontiera dei percorsi terapeutici: luoghi in cui riconoscersi bisognosi di attenzioni di diverso tipo, tra cui quello dell'ultra-indebitamento. È il tempo in cui avvocati, commercialisti e strutture riabilitative intreccino le loro competenze e in questo la casa comunale – annunciata dal primo cittadino – potrebbe essere lo "spazio" aperto perfetto.