Gli scaffali sempre pieni dell’emporio solidale che ha “contagiato” una città
Il “market” di Parma è stato il primo in Emilia-Romagna e il terzo a livello nazionale. Oggi è il più grande d’Italia, con 1.000 utenti e cibo distribuito gratuitamente per due milioni di euro all’anno. E metà dei casi di disagio trattati si risolve positivamente
In Emilia-Romagna sono stati i primi - i terzi in Italia dopo Prato e Roma - a capire che di fronte a un bisogno pressante e crescente, l’unica strada era abbattere gli steccati delle singole associazioni e inventarsi una risposta nuova. È così che a Parma un gruppo di volontari di organizzazioni diverse, ha dato vita al market solidale Emporio e all’associazione “Cento per uno” che ha già nel nome la sua filosofia. Correva l’anno 2010 ma il cantiere era avviato da un po’ grazie a un progetto regionale a contrasto della povertà coordinato dal Centro di servizio per il volontariato Forum Solidarietà. Da allora, solo in questa regione, sono stati aperti altri 17 empori: tutti insieme danno vita domenica al loro 2° festival.
In sette anni il market è cresciuto e oggi è il più grande di Italia: più di 1.000 gli utenti, oltre due milioni di euro di generi alimentari distribuiti gratuitamente ogni anno, più di 50 volontari tenaci e intraprendenti. E tutti i giorni, cento persone escono da lì con il carrello pieno di cibo. Cibo, dignità e sollievo.
Le porte aprono alle 9 di mattina. È l’ora in cui arrivano gli utenti più anziani, quelli che abitano poco distante. Arrivano a piedi, lui e lei insieme a spingere il carrello fra gli scaffali. Ci mettono dentro quel che serve per la giornata: un sacchetto di pane, l’insalata, il tonno… Recuperano così il rito quotidiano della spesa. Emporio ha permesso loro di ritrovare la piacevolezza della vita che è fatta anche delle piccole abitudini che la povertà si può portare via in un lampo.
Le famiglie arrivano poco più tardi, molte sono mono genitoriali. Famiglie in frantumi per le quali Emporio rappresenta quel pezzo che non c’è più. Riempiono il carrello anche di rassicurazioni e speranza. Quando si è soli la strada appare ancor più in salita e un sostegno si fa più urgente. I volontari si soffermano per qualche chiacchiera, chiedono dei figli, della scuola, si adoperano per procurare qualche ora di lavoro che arrotondi un bilancio familiare già magrissimo.
Ogni bisogno ha la sua risposta e i volontari cercano di ritagliare quella giusta per ciascun utente. Ma sono le persone segnate dalla malattia ad avere il primo piano. Come Rosa che ha due figli e sta perdendo la vista, scivolando progressivamente nel buio. La povertà mina la capacità di resistere e di reagire; serve un’attenzione speciale. Così si mette in atto un sostegno ancor più ampio che prevede il coinvolgimento di altri attori come gli assistenti sociali, per far quadrato intorno a chi ha bisogno con ancor più efficacia.
Ma a fronte di tante storie drammatiche molte hanno un lieto fine, o una lieta ripartenza. Sono quelle del “carrello felice”, come amano definirle i volontari, di chi saluta e lascia il posto a una nuova famiglia, grato dell’aiuto e della dignità ricevuta in dono sin dal primo giorno. C’è chi arriva annunciando di aver trovato un nuovo lavoro e chi sparisce. Come Emmanuel ad esempio, un volontario lo ha ritrovato in un supermercato cittadino. Indossava con orgoglio la divisa da sorvegliante, gli ha teso la mano e sfoderato il più grande dei suoi sorrisi, dentro c’era già tutto. È il 50% dei casi che nel giro di un anno si risolve in positivo, permettendo al market di essere ciò per cui è stato pensato, una zattera di salvataggio che traghetta verso una nuova terraferma.
Emporio è un luogo magico, è la risposta giusta a questa fase critica del mondo del lavoro e offre una stampella per camminare dentro un periodo della vita dissestato, ma temporaneo. In via Traversante San Leonardo gli scaffali sono quasi sempre pieni; si svuotano alla velocità della luce ma c’è sempre merce nuova a rimpiazzare la precedente. Accade così perché il progetto è contagioso, tocca l’immaginario e il cuore dei cittadini. Sono in tantissimi a essere coinvolti: dai bambini delle scuole che raccolgono quaderni e merendine per i loro coetanei, ai ragazzi che promuovono collette alimentari nei loro istituti, ai nonni che, ritirata la pensione, arrivano col baule pieno di latte. Poi ci sono le parrocchie, le famiglie e ovviamente le aziende, grandi e piccole, locali e non.
Emporio lo hanno adottato un po’ tutti, basta un appello e Parma risponde. Ad esempio dopo che Babbo Natale aveva chiesto aiuto perché ogni bambino potesse gioire della festa, le stanze traboccavano di giocattoli nuovi e usati. Ed è solo la forza di una comunità intera che può dare risposta a un bisogno che è grande e dilagante. Una risposta che funziona solo se è data insieme.