Alternanza scuola-lavoro: il 7% dei progetti è in associazioni non profit
Insieme al servizio civile, questa opportunità sta facendo crescere la propensione dei giovani al volontariato dice una ricerca promossa in Toscana dal Cesvot. Ma restano problemi: l’impreparazione delle scuole e il pregiudizio a favore delle aziende
Il 7 per cento dei 2.140 progetti di alternanza scuola-lavoro in Toscana – quindi circa 150 – sono stati promossi nell’anno 2015-2016 da enti del terzo settore. È uno dei dati contenuti nella ricerca “Capire il cambiamento. Giovani e partecipazione” promossa dal Cesvot e realizzata da Andrea Salvini e Irene Psaroudakis dell’Università di Pisa (sarà presentata venerdì 20 ottobre a Firenze).
L’intento della ricerca era quello di analizzare la propensione al volontariato e all’impegno civico dei giovani. E le risposte fornite sono relativamente incoraggianti. Infatti se in Toscana, come in tutta Italia, cresce il numero di “neet” (ovvero dei giovani che non lavorano, né studiano o frequentano corsi formativi), è anche vero che la partecipazione della fascia di età tra i 14 e i 24 anni ha registrato negli ultimi anni cifre in crescita su vari fronti.
Anzitutto, secondo l’Istat il coinvolgimento nel volontariato per i giovani tra 14 e 17 è cresciuto del 40 per cento tra il 1993 e il 2016, del 44 per cento per la fascia 18-19 anni, del 37 per cento per quella tra 20 e 24. Ma è stato soprattutto il servizio civile e, più recentemente, l’alternanza scuola-lavoro a migliorare la capacità delle associazioni di intercettare l’attivismo dei giovani. Dal 2001 al 2015 in Italia sono stati avviati al servizio civile 349 mila giovani. Solo in Toscana dal 2011 al 2016 su 47.000 giovani che hanno partecipato ai bandi, ne sono stati avviati 9.700, con un’incidenza di 2 volontari ogni 100 ragazzi.
Anche la diffusione dell’alternanza scuola-lavoro svolta nelle associazioni sembra in netta crescita, sebbene la parte del leone è ancora recitata dalle imprese. Secondo gli autori della ricerca, “forse più di ogni altra esperienza compiuta in ambito aziendale, l’alternanza scuola-lavoro nel volontariato può moltiplicare all’ennesima potenza questa combinazione virtuosa di ‘essere nei processi’, ed ‘esserci per sé e per gli altri’, di senso di responsabilità verso sé e senso di responsabilità verso gli altri, di acquisizione di competenze specifiche e di competenze trasversali (la relazionalità, prima di tutto, ma anche la capacità organizzativa, l’uso delle risorse, il problem solving ‘laterale’ e la cittadinanza sociale)”.
Tuttavia rispetto al rapporto tra volontariato e alternanza scuola-lavoro la ricerca evidenzia alcuni problemi. Il primo è l’impreparazione delle scuole nella gestione dei progetti in ambito non profit: gli insegnanti spesso sono i primi a non conoscere il mondo del volontariato e del terzo settore e a non cogliere le opportunità di formazione che possono offrire agli studenti. Inoltre dai focus group realizzati sul territorio dai due ricercatori emerge la necessità come l’alternanza scuola-lavoro sia l’occasione per un apprendimento reciproco tra scuola e organizzazioni di volontariato, “è sempre più importante domandarsi che cosa la scuola può imparare dal volontariato e cosa il volontariato dalla scuola”. Infine è forte “la necessità di responsabilizzare sia i tutor scolastici che quelli del terzo settore, per valorizzare appieno le esperienze degli studenti in alternanza e superare il pregiudizio per cui l’apprendimento deve necessariamente basarsi sulle esperienze che nascono dal sistema produttivo”.