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Progetto Romagna: verso il nuovo centro unico per quasi 2mila associazioni

L'avvicinamento fra i Centri di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna è la prima tappa della riorganizzazione secondo i criteri dettati dalla riforma, e che interesserà anche gli altri 6 CSV della regione. Tra gli obiettivi l’apertura della base associativa a tutti gli enti di terzo settore 

di Clara Capponi

Nascerà tra pochi mesi il CSV unico della Romagna, risultato della percorso di avvicinamento dei Centri di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. È la prima tappa ufficiale della riorganizzazione territoriale che interesserà anche gli altri 6 CSV della regione, secondo i criteri dettati dalla riforma del Terzo settore. Tra questi, c’è la previsione di un unico Centro per ogni milione di abitanti: nel caso delle tre province romagnole siamo infatti a quota 1 milione e 122 mila, residenti in 74 Comuni, con un potenziale di più di 1.800 organizzazioni beneficiarie dei servizi, considerando solo le organizzazioni di volontariato (odv) e alle associazioni di promozione sociale iscritte agli attuali registri.

Gli enti gestori degli attuali CSV si stanno interrogando sulla riorganizzazione e sui servizi, per rispondere meglio alle esigenze dei territori rispettando le regole del nuovo Codice. Per questo motivo, secondo quanto riportato in un comunicato stampa, il nuovo “Progetto CSV Romagna” manterrà “gli attuali punti di accesso ai servizi, conservando la qualità delle prestazioni erogate e, quindi, valorizzando le risorse umane. Non solo, si punterà a un altissimo grado di rappresentatività della base sociale rispetto all’universo delle associazioni romagnole”.

L’obiettivo – sottolineano - è “garantire la territorialità politica e operativa, valorizzando il contatto diretto e capillare sviluppatosi localmente, anche nel percorso che porterà all’accentramento di alcune importanti funzioni”.

Il primo passo in questa direzione, già compiuto dagli enti gestori i CSV nelle tre province, è l’adeguamento dello statuto sociale, avvenuto alla fine del 2017. Pur mantenendo la qualifica di organizzazioni di volontariato, la principale novità riguarda l’apertura della base associativa ad altri enti del terzo settore, anche se alle Odv sarà garantita la maggioranza come prevede la riforma. Particolare attenzione alle associazioni di promozione sociale (Aps), così come previsto dalla normativa, che diventeranno a tutti gli effetti destinatarie dei servizi e “vere e proprie protagoniste in questo percorso di ridefinizione identitaria”. Per questo i CSV le invitano a rivolgersi già da ora agli sportelli per utilizzare l’ampia gamma di servizi a loro disposizione.

In questo senso i tre CSV, punteranno a riorganizzare i servizi preservando l’esperienza maturata negli anni e le peculiarità oltre a sfruttare la possibilità, dettata anche dalla legge, di organizzare i servizi per aree geografiche.

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