Elezioni e terzo settore, tra candidati sconfitti e incognite sulla riforma
Non rieletto Luigi Bobba, padre della legge 106, esce anche Andrea Olivero. Confermati per un soffio Lepri e Patriarca, ormai sparito il gruppo dei parlamentari “sociali”. Per i 5 stelle exploit di Vincenzo Spadafora. Le prime reazioni
Se nel 2013 era arrivato in Parlamento un piccolo ma visibile gruppo di candidati “sociali”, con le elezioni del 4 marzo quel gruppo non c’è più. Di certo non mancheranno parlamentari con particolari inclinazioni o competenze su temi specifici (molti eletti, in particolare del Movimento 5 stelle, sono sconosciuti ai più), ma di certo pochissimi di loro vanteranno esperienze significative di militanza o direzione in associazioni del terzo settore, come era avvenuto nella passata legislatura.
La sparizione di quel gruppo era cominciata con la formazione delle liste, ma è diventata plastica con i primi verdetti provenienti dai collegi, a cominciare dalla sconfitta del “padre” della riforma del Terzo settore Luigi Bobba, arrivato solo terzo nella sua Vercelli. È l’agenzia Redattore sociale a fare i primi conti su questa partita, certificando anche la probabile uscita dell’altra sottosegretaria del ministero del Welfare Franca Biondelli, che sta sperando nel recupero del proporzionale.
Non rientrerà nemmeno Andrea Olivero, come Bobba ex presidente delle Acli ed ex portavoce del Forum Terzo settore, sottosegretario uscente all’agricoltura. La riforma mantiene “testimoni” in Senato con Stefano Lepri (che della legge 106/2016 fu relatore), ma anche con il presidente dell’Istituto italiano di donazione Edoardo Patriarca, che nell’iter si era particolarmente impegnato e che passa dalla Camera al Senato. Lepri e Patriarca, entrambi del Pd, hanno vinto per pochissimi voti nei loro collegi a Torino e Modena. Eletta anche Maria Teresa Bellucci (Modavi) per il centro-destra alla Camera.
Non vengono eletti nemmeno Ileana Argentin (impegnata strenuamente sulla legge del “Dopo di noi”), Luigina Di Liegro, Eugenia Roccella (ex Family day) e Olimpia Tarzia (Movimento per la vita). Infine tra i 5 stelle, per quanto se ne sa finora, se non ce l’ha fatta Vincenzo Zoccaro del Forum italiano disabilità, passa invece a Roma Emanuela Del Re (ricercatrice esperta di cooperazione internazionale indicata dal Movimento come ministra degli esteri), ma soprattutto si segnala l’exploit a Casoria con quasi il 60% di Vincenzo Spadafora, ex presidente dell’Unicef ed ex Garante nazionale per l’infanzia, nonché recente braccio destro di Luigi Di Maio.
Arrivati al primo pomeriggio del giorno dopo le elezioni sono ancora pochi i commenti dei protagonisti del terzo settore. Su Redattore sociale (in area abbonati), esponenti delle associazioni impegnate sulla disabilità si sono già espressi tra timori e speranze sui temi più caldi per il settore, mentre per il presidente delle Acli di Milano, Paolo Petracca, dalle elezioni “esce sconfitta un'idea di società più uguale e aperta”. Mentre l'economista e fondatore della rete di associazioni Next, Leonardo Becchetti, ha rilasciato un’intervista a caldo a Vita in cui, tra l’altro, definisce il Movimento 5 stelle come “un argine alla forma più deteriore del populismo che è rappresentato dalla cultura del leader della Lega”.
Nessuno, dalle associazioni, al momento azzarda previsioni sul destino della riforma del Terzo settore, pur essendo scontato che il tema preoccupi tutto il non profit. Come ricostruito in questo articolo, infatti, se i decreti legislativi sulla riforma sono stati approvati, siamo ancora ben lontani dall’uscita degli oltre 40 atti normativi che dovranno renderla effettivamente funzionante. Non sarà certo considerata prioritaria, ma anche quella della riforma è una delle mille incognite da superare nelle prossime settimane. L'unico cenno per ora viene proprio da Patriarca, che sempre su Vita afferma: "Per quello che riguarda la Riforma del Terzo Settore posso solo rammentare che Movimento 5 Stelle e Lega hanno votato contro. Quindi posso solo sperare che il prossimo Governo non la affossi".