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Il Corpo europeo di solidarietà cambia nome e rafforza il volontariato

Si chiamerà Servizio europeo di solidarietà e volontariato. Il voto del Parlamento Europeo dopo un dibattito di 18 mesi. Molti i cambiamenti, tra cui una significativa riduzione degli aspetti occupazionali e del ruolo del profit. Il 22 marzo la presentazione a Roma 

di Nicolò Triacca

Grandi cambiamenti per il nuovo programma di solidarietà europea rivolto ai giovani. Il Corpo europeo di solidarietà (Ces) cambia nome ancora prima di entrare in vigore e subisce importanti modifiche. È quanto ha stabilito il Parlamento Europeo nella seduta plenaria svoltasi la settimana scorsa a Strasburgo, con un voto che si aggiunge a una numerosa serie di passaggi iniziata oltre un anno e mezzo fa.

Il Ces era stato nominato per la prima volta nell’autunno del 2016 dal presidente della Commissione Junker, che durante il discorso dell’Unione lo aveva presentato come lo strumento per promuovere e supportare la solidarietà in Europa e come risposta alla crisi. Coinvolgere 100 mila giovani in progetti di solidarietà entro il 2020 era l’obiettivo ambizioso che veniva posto. Allora l’annuncio sorprese tutti e diede avvio a un complesso processo di progettazione e consultazione per permettere al Corpo Europeo di entrare in funzione il prima possibile.

Nel maggio 2017 la Commissione aveva quindi presentato la sua proposta esecutiva: un programma rivolto ai giovani dai 18 ai 29 anni che si struttura su due assi principali. Da una parte l’opportunità di progetti di volontariato individuali o in gruppo; dall’altra, nell’asse “occupazionale”, attività di tirocini o lavoro. Entrambe le attività potevano essere svolte in qualsiasi ente, anche profit, purché l’obiettivo del progetto fosse la solidarietà. Per coinvolgere i giovani la Commissione proponeva di utilizzare un unico portale eliminando completamente il ruolo delle organizzazioni di invio, che erano invece soggetti chiave nel Servizio volontariato europeo, ovvero il programma che per 20 anni ha gestito il volontariato giovanile e che verrà sostituito all’entrata in vigore del nuovo.

La prima versione del Corpo europeo di solidarietà consegnata dalla Commissione al Parlamento e al Consiglio Europeo aveva suscitato un intenso dibattito nel mondo dell’associazionismo e della società civile, con proposte ma anche diverse polemiche, critiche e perfino petizioni. Ciò ha permesso di raccogliere il contributo di molti addetti ai lavori, anche attraverso l’attività di raccordo svolta dagli europarlamentari che hanno seguito la proposta, per l’Italia in particolare Silvia Costa e Brando Benifei. Un confronto approfondito che con il voto della settimana scorsa ha portato a un significativo cambiamento della proposta senza però rifiutarla. Ecco dunque le principali novità.

Cambio del nome - Non si chiamerà più Corpo europeo di solidarietà, nome che secondo alcuni rimanda a una campo semantico militare, ma Servizio europeo di solidarietà e volontariato (Sesv). L’introduzione del termine volontariato denota la precisa intenzione del Parlamento di promuovere questa componente piuttosto che gli aspetti occupazionali.

Occupazione ridotta - L’asse occupazione sarà limitato al solo 5% del budget. Si passa così da un programma a due assi, volontariato e occupazione, a un programma sul volontariato internazionale con delle azioni sull’occupazione.

Competenze riconosciute - L’importanza dei risvolti occupazionali viene ribadita però anche nell’asse del volontariato con il forte accento posto sul riconoscimento delle competenze sviluppate all’interno delle attività di volontariato attraverso lo strumento europeo Europass.

Associazioni di nuovo centrali - Il ruolo chiave delle organizzazioni di invio è riabilitato e affiancato al portale di reclutamento, al fine di incrementare le potenzialità di coinvolgimento e di inclusione del programma rispetto ai target più deboli e difficilmente raggiungibili.

Niente doppioni - La dimensione di servizio alla cittadinanza europea è rafforzata: viene infatti data precedenza alle attività transnazionali con l’accortezza di non sovrapporsi ai programmi nazionali di Servizio civile presenti in molti stati europei.

Ruolo del profit - La partecipazione sarà limitata a enti pubblici o del terzo settore mentre le organizzazioni profit potranno essere coinvolte attraverso programmi di responsabilità sociale per i propri dipendenti o sponsorizzando progetti e iniziative.

Un Servizio civile europeo - In questa ultima versione il programma si avvicina sempre di più a un Servizio civile europeo con una propria carta dei valori e degli obiettivi chiari in termini di solidarietà e cittadinanza condivisa europea.

Questa evoluzione ha generato un ulteriore ritardo per un’iniziativa che doveva attuarsi entro pochi mesi dell’annuncio: alcuni passaggi istituzionali sono ancora da compiere e ormai i tempi stringono. Ma nonostante ciò la proposta sembra arricchirsi e completarsi a ogni passaggio, colmando sempre più l’iniziale distanza tra la versione della Commissione e il mondo dell’associazionismo giovanile.

In attesa della prossima fase che prevede il cosiddetto “trigono” ovvero la contrattazione congiunta tra Parlamento, Consiglio e Commissione, il prossimo 22 marzo nella sede dell’agenzia Dire a Roma, a partire dalle ore 11 l’europarlamentare Silvia Costa presenterà alla stampa il lavoro svolto e le opportunità incluse nel Sesv.

 

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