Conferenza, Frisanco: “Volontariato pensi ai cittadini, non agli enti pubblici”
Per il ricercatore della Fondazione Roma occorre pensare a forme nuove di impegno e "riscoprire identità, mission e valori, oggi un po' appannati"
ROMA – Identità, valori, responsabilità sociale dei cittadini, rendicontazione: sono questi i punti che non dovrebbero mancare nell'ordine del giorno della Conferenza nazionale del volontariato che si apre domani a L'Aquila. Per Renato Frisanco, esperto del settore, ricercatore e autore di diverse indagini sul volontariato per conto della Fivol e oggi ricercatore della Fondazione Roma, "la conferenza è un momento privilegiato perché il volontariato rifletta su di sé, sul proprio ruolo e sul peso della sua presenza nella società d'oggi". Si tratta di chiedersi quanto, oltre a essere ammortizzatore sociale, possa essere anche risorsa per il cambiamento del paese". Un paese nel mezzo di una crisi che non è solo finanziaria ma anche culturale: "Tutti i fenomeni di cui si parla oggi - corruzione, lavoro non garantito, discriminazione al limite della xenofobia, disinteresse per la politica - nascono da comportamenti e valori dei cittadini, oltre che delle istituzioni". Eppure è lo stesso paese che conosce un volontariato diffuso, con 6 milioni di volontari e 40mila associazioni: "Bisogna riflettere su quest'immagine schizofrenica".
Per Frisanco il volontariato deve "recuperare la funzione elettiva di advocacy che è stata attenuata negli ultimi anni dal coinvolgimento nella gestione dei servizi". La sfida, oggi, è di tornare a guardare non all'ente pubblico, ma ai cittadini in stato di bisogno. Per farlo bisogna riscoprire identità, mission e valori, oggi un po' appannati. "Lo vediamo anche nella formazione, più focalizzata sugli aspetti tecnico-professionale per rispondere a obiettivi di performance piuttosto che verso obiettivi valoriali - spiega -. Questo porta a perdere di vista altre fondamentali prerogative e induce i volontari ad associare la loro azione più all'utilità sociale che alla gratuità e al dono".
Un'altra sfida è di allargare la partecipazione dei cittadini, "non solo per garantire un turn over e un ricambio generazionale, ma per promuovere la responsabilità sociale di tutti". Poi ci sono i "potenziali volontari", quelle persone che ci stanno pensando e che andrebbero motivate e informate: "Sembra ci sia un 15% di potenziale aggiuntivo, che non viene raggiunto". Stando al passo con i tempi, si deve pensare anche ad allargare il concetto di attività di volontariato, coinvolgendo tutti e promuovendo esperienze come il vicino solidale o il volontariato a giornata. Bisogna riconoscere, poi, il volontariato spontaneo, che parte dal basso, spesso per rispondere a bisogni concreti del territorio: "Cresce una partecipazione informale - commenta Frisanco -, una tendenza all'autonomizzazione che nasce dall'esigenza di rispondere a problemi specifici di un territorio". Infine, il volontariato deve imparare a rendicontare le proprie azioni: "Le odv sono uno strumento per la comunità e proprio per questo devono dimostrare ciò che fanno". (gig)
Fonte: Redattore Sociale