Genova solidale, "tempestati da richieste per fare i volontari e donare"
A fare un primo bilancio a quasi una settimana dal crollo del Ponte Morandi è Luca Cosso, direttore di Anpas Liguria e presidente del Celivo, il Csv di Genova. “Grande risposta del volontariato e del territorio. Non è una cosa destinata a risolversi in breve tempo”
Fonte: Redattore Sociale
“Abbiamo incontrato tanto sostegno da parte della città: siamo stati tempestati di richieste di cittadini che volevano fare i volontari o donare beni e generi di conforto, ma ci sono state anche tante aziende che si sono messe a disposizione. Una grande solidarietà da parte di tutta la città”. A una settimana dal crollo del ponte Morandi a Genova dello scorso 14 agosto che ha causato la morte di 43 persone e oltre 300 famiglie sfollate, è Luca Cosso, direttore di Anpas Liguria e presidente del Celivo, il Csv di Genova, a fare un primo bilancio dell’intervento del mondo del volontariato dal giorno della tragedia ad oggi. Una settimana di lavoro, ma è ancora emergenza, racconta Cosso. “In questa fase abbiamo l’occhio puntato ancora prevalentemente sulla macchina dei soccorsi - spiega -. Rispetto alla cittadinanza, invece, quello che stiamo facendo è fornire i pasti a chi non è in grado di provvedere autonomamente”.
L’impegno dei volontari è stato immediato, racconta Cosso. “Come Anpas, insieme a Croce Rossa e altre organizzazioni, siamo stati impegnati dal primo momento - racconta a Redattore sociale -. C’è stato un intervento importante: sul posto sono state inviate quasi una ventina di ambulanze coordinate dal servizio 118. Via via il numero è andato scemando: adesso, come Anpas, abbiamo due equipaggi attivi, insieme a quello della Croce Rossa, che continuano a garantire assistenza in accordo con il servizio 118”. Volontari al lavoro sin dall’inizio e 24 ore su 24, racconta Cosso, per dare sostegno ai soccorritori e alla cittadinanza. “Siamo partiti nell’immediatezza già con 600 pasti - spiega -, raggiungendo punte di 1.700 pasti. Ora i numeri sono scesi e siamo passati a 1.200 e poi a ieri sera a 760 pasti. Anche il numero dei soccorritori sta progressivamente diminuendo. Si sta andando verso un’attività più ordinaria”.
Tanti i volontari ancora presenti nel campo allestito dai soccorritori. “C’è stata una grande risposta del volontariato e del territorio - spiega Cosso -. Dopo aver avuto un centinaio di volontari durante i primi due giorni, oggi abbiamo circa 65 persone tutti i giorni che si occupano della mensa. Ci sono anche di notte, per portare il caffè agli operatori che continuano a lavorare. Da un paio di giorni stiamo anche fornendo pasti ad alcuni nuclei di sfollati su segnalazione della sala operativa del comune, circa un centinaio di pasti”.
Difficile immaginare il futuro del quartiere colpito dal crollo. “È troppo presto - chiosa Cosso -. Bisogna capire cosa succederà e cosa si deciderà di fare rispetto al ponte. Sappiamo che le prime famiglie verranno collocate in alcuni alloggi del comune. Alcune realtà della curia genovese e alcune fondazioni, inoltre, mi risulta che abbiamo messo a disposizione degli alloggi per le famiglie”. Tuttavia i numeri sono importanti e ci sarà ancora molto da fare, specifica Cosso. “Non è una cosa destinata a risolversi in breve tempo - aggiunge Cosso -. Ci vorranno anni per capire quali abitazioni sotto il ponte potranno mai tornare ad essere abitate”.
Intanto, proprio in questi giorni ha riaperto gli sportelli, dopo la chiusura estiva, il Centro di servizio per il volontariato di Genova, il Celivo, che in una nota ha ringraziato tutti i volontari intervenuti nelle operazioni di soccorso. “L'impegno di questi giorni è stato possibile grazie alla formazione, all'esperienza e al servizio che ogni volontario svolge all'interno della propria organizzazione - spiega il Celivo -, una forza che arricchisce la grande partecipazione e la solidarietà della nostra Genova, che saprà lavorare insieme per rialzarsi”. Al Celivo, ora il compito di sostenere le organizzazioni di volontariato in questa fase delicata del post-emergenza. “La cosa migliore da fare, adesso, è una ricognizione dei bisogni e capire come possiamo intervenire a supporto del volontariato, perché questo è il nostro ruolo - spiega Simona Tartarini, direttore del Celivo -. Raccoglieremo i bisogni delle associazioni in questa fase e le supporteremo in tutto quello che ci verrà chiesto. Come in ogni evento catastrofico di questa portata, il volontariato che interviene è fatto di persone formate e attrezzate. Genova, da questo punto di vista, ha delle associazioni molto grandi, presenti, attive e attente. Da parte del Comune, inoltre, c’è stato un impegno e una presa in carico enorme”.