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Volontariato veneto, no al ritorno della leva obbligatoria

Csev, di cui fa parte anche alcuni CSV del Veneto, boccia la proposta di legge nazionale che arriva dalla regione. Per i volontari, il valore dell’impegno civico nasce dalla libera scelta. Meglio stabilizzare il Servizio civile universale quale strumento di difesa non armata del paese 

di Lara Esposito

Arriva dal Veneto una proposta di legge nazionale per reintrodurre l’obbligatorietà del servizio militare o civile per i giovani. A proporla è il Consiglio regionale che ha discusso in questi giorni un progetto di legge per una leva organizzata su base regionale e della durata di otto mesi per "dedicare un periodo della propria vita al territorio di appartenenza". Secondo il progetto di legge numero 37, licenziato in Commissione con i voti della maggioranza di centrodestra, il servizio obbligatorio dovrebbe partire dal 2021 e servirebbe a educare i giovani, farli maturare, rinsaldare il desiderio di appartenenza a un gruppo e rafforzare l’impegno nel volontariato locale.

Ma è proprio il mondo volontariato che non ci sta ed esprime il suo dissenso in un comunicato stampa a firma di Csev, Coordinamento spontaneo enti di servizio civile e volontari del Veneto, di cui fanno parte anche i CSV di TrevisoRovigo, Belluno e Verona. Si sottolinea che la cultura del volontariato, sistema molto forte in Veneto, deriva da solidarietà e dedizione, non dall’obbligo militare. Quello che conta è il sostegno dei cittadini sensibili alle esigenze di chi è in situazioni di disagio, consapevoli che lo stato si costruisce dall’impegno di ognuno.

Csev difende prima di tutto il valore del Servizio civile universale quale strumento già esistente per la formazione dei giovani e per la difesa non armata della patria ed esprime “totale dissenso sull’istituzione di un servizio obbligatorio, che perderebbe totalmente valore, non muovendo dalle motivazioni dei giovani e dalla loro libera scelta, ma da un’obbligatorietà che renderebbe vana l’efficacia di qualsiasi proposta”. Quello che si chiede, al contrario, è di rafforzare il servizio civile e i valori che lo ispirano e di promuoverlo “con campagne di informazione e sensibilizzazione, ma anche e soprattutto un lavoro capillare nel territorio, attraverso gli enti, le scuole, le istituzioni, le relazioni con le realtà giovanili locali”.

Della stessa opinione anche Lucio Palazzini, presidente della Cnesc, Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile che chiede di stabilizzare il servizio civile universale. “C’è necessità di politiche pubbliche di rinforzo del senso di appartenenza alla società civile sulla base di una libera scelta di partecipare. Per questo abbiamo chiesto l’applicazione del Servizio civile universale, e cioè permettere la partecipazione al Servizio a 100mila giovani, numero che coinciderebbe poi con quelli che già oggi chiedono di farlo, ma non possono per mancanza di fondi”.

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