Povertà assoluta: in Italia un aumento del 182% in dieci anni
Nella giornata mondiale il rapporto pubblicato da Caritas italiana inquadra il fenomeno. Al centro la mancanza di istruzione, non solo tra i giovani che restano i più colpiti dalla crisi. Diffusi anche i dati dell’Osservatorio su disagio e solidarietà nelle stazioni italiane
Come ogni anno, la giornata mondiale contro la povertà è l’occasione per fare il punto sulla situazione e sulle priorità dell’impegno contro il disagio economico, in particolare in Italia.
A fotografare le dimensioni di un fenomeno che cresce di anno in anno nonostante le misure introdotte, è Caritas italiana, che oggi a Roma ha presentato il rapporto che quest’anno, per la prima volta mette insieme i dati su povertà ed esclusione sociale con il quadro sulle politiche di contrasto.
In Italia il numero dei poveri assoluti è aumentato del 182% negli ultimi dieci anni - spiega la Caritas -, passando da 4 milioni e 700 mila del 2016 a 5 milioni e 58 mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale.
Oggi quasi un povero su due è minore o giovane; sono queste le due categorie più compite dalla crisi. Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione e 208 mila (il 12,1 per cento del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione e 112 mila (il 10,4 per cento):
Su di loro pesa la mancanza di istruzione, che continua ad essere tra i fattori che influiscono oggi più di ieri sulla condizione di povertà, e che riguarda non solo i giovani.
I dati nazionali raccolti dai centri di ascolto Caritas dimostrano una connessione tra livelli di istruzione e cronicità della povertà. Secondo il rapporto tra il 2016 e il 2017 sono peggiorate le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (passando dal 8,2 per cento al 10,7 per cento). Al contrario i nuclei dove il “capofamiglia” ha almeno un titolo di scuola superiore registrano valori di incidenza della povertà molto più contenuti (3,6 per cento). Particolarmente accentuato, nel nostro paese, anche il legame tra povertà educativa minorile e povertà che il direttore della Caritas Francesco Soddu ha definito un fenomeno ereditario che a sua volta favorisce la trasmissione della povertà economica tra le generazioni. In tal senso si evidenziano situazioni di maggior svantaggio proprio al Sud, che registra livelli più alti di povertà assoluta e allo stesso tempo una minore copertura di asili nido, di scuole primarie e secondarie con tempo pieno, una percentuale più bassa di bambini che fruiscono di offerte culturali e/o sportive e al contempo una maggiore incidenza dell’abbandono scolastico.
Il rapporto illustra dati significativi anche per quanto riguarda la cittadinanza: in questo ambito la povertà assoluta si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di soli italiani (5,1 per cento), “sebbene in leggero aumento rispetto allo scorso anno”, precisa la Caritas. Livelli molto elevati di povertà, invece, si riscontrano tra i nuclei con soli componenti stranieri (29,2 per cento). “Lo svantaggio degli immigrati non costituisce un elemento di novità e nel 2017 sembra rafforzarsi ulteriormente - spiega la Caritas.
Quello fotografato da Caritas è quindi un esercito di “poveri in attesa”, che non sembra trovare risposte e le cui storie si connotano per una cronicizzazione e multidimensionalità dei bisogni davvero pericolose”.
Oltre a Caritas anche l’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane (Onds) ha presentato il rapporto sugli interventi nei 18 Help Center attivi in altrettante stazioni italiane in spazi dati in comodato gratuito dal Gruppo Fs.
Una mole di 456 mila interventi effettuati solo nel 2017 da operatori sociali e volontari. Si tratta in gran parte di interventi a bassa soglia, per l'igiene personale e per beni di prima necessità (361 mila, -12% rispetto al 2016). I restanti 95 mila sono interventi di orientamento sociale e presa in carico (+28% sull'anno precedente). Gli utenti registrati sono 25.890, di cui 12.636 si erano già presentate nel 2016 agli sportelli, mentre 13.254 hanno chiesto aiuto per la prima volta. Si tratta di dati stabili sia dal punto di vista dell’utenza che del numero di persone che accettano di farsi prendere in carico. Dall'indagine risulta inoltre che la richiesta maggiore è quella dell'alloggio (fatta dal 26% degli utenti) ma per il 17% degli utenti un bisogno forte è quello di essere ascoltati.
Oltre alla casa e all'ascolto, le altre sono cibo o accesso alle mense sociali (17%) e servizi (11%) come l'uso di Internet, la fotocopia di un documento, la ricarica del cellulare o del tablet, la consultazione di periodici o l'uso del telefono. Al 7% troviamo la richiesta di servizi igienici quali la doccia o l'uso della lavanderia e, con la stessa percentuale, l'accesso o l'orientamento ai servizi sanitari. La richiesta di lavoro è al 6% seguita dai beni primari, principalmente vestiti e coperte al 3% e dalla richiesta di supporto per l'espletamento di pratiche burocratiche o amministrative. La maggior parte degli utenti è rappresentata da uomini (quasi l'84%). Sono stati 12 gli utenti transgender nel 2017. Gli italiani sono il 22% (5.516), gli stranieri comunitari sono l'11% (2.921) mentre gli extracomunitari sono il 67% (16.990).