Legge di bilancio, tagli per terzo settore e servizio civile
Nel 2019 potrebbero partire meno della metà dei volontari di quest’anno. Riduzione dei fondi per i progetti e per l’attuazione del registro unico nazionale previsto dalla riforma. Nessuna traccia del credito d’imposta per finanziare il fondo per il contrasto alla povertà minorile. Ulteriore stangata dall’Europa: l’Italia dovrà recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa e dal non profit
Con la pubblicazione del testo finale della Legge di Bilancio 2019 arrivato lo scorso 31 ottobre alle Camere si vanno delineando i provvedimenti che interessano il mondo del terzo settore.
Notizie positive sul fondo per le politiche sociali, interessato da un incremento di 120 milioni di euro; aumentano di 100 milioni di euro anche le risorse per la non autosufficienza, che passano da 462,2 milioni di euro a quasi 600milioni. Altri 100milioni di euro in più sono previsti per le politiche per le famiglie.
Ma dal testo emergono anche tagli importanti e inaspettati: a partire dal Servizio civile, per cui i fondi in dotazione passano da 152 milioni di euro a 148. Considerando anche l’annullamento dei 18 milioni provenienti dal “Fami” (fondo asilo, migrazione ed integrazione) per l’avvio dei giovani stranieri titolari di protezione internazionale o umanitaria, a conti fatti le risorse a disposizione saranno sufficienti nel 2019 per poco più di 20mila volontari, praticamente la metà dei 53.363 avviati nel 2018 con il maxi bando da 300milioni di euro (raggiunti anche grazie a avanzi di esercizio e risorse aggiuntive).
Altra nota dolente è la riduzione del fondo per il finanziamento di progetti ed attività di interesse generale nel Terzo settore, che passa da 40 a 39 milioni di euro per il 2019. Lo stesso taglio è previsto per il 2020 e il 2021 (qui erano previsti in origine 23,9 milioni), mentre per gli anni successivi si dispone una riduzione di 5 milioni all’anno.
Il disegno di legge interviene negativamente anche sul Registro unico del terzo settore, una delle novità più importanti introdotte dalla riforma e su cui si attende ancora il decreto che lo renderà operativo e da cui dipende l’applicazione di diverse norme del Codice del terzo settore. Gli stanziamenti per il Runs scendono da 20 a 18 milioni sia per il 2019 che per il 2020; taglio di 2 milioni previsto anche per il 2021 (la dotazione qui era ugualmente di 23,9 milioni) e di 5 milioni negli anni successivi.
Altra grande incognita è sul reddito di cittadinanza. Il disegno di legge conferma il fondo da 9 miliardi di euro, in parte finanziato riducendo le risorse sul contrasto alla povertà, e che servirà a introdurre il reddito e le pensioni di cittadinanza; serviranno poi successivi provvedimenti per dare corpo alla norma e nel frattempo proseguirà l’erogazione del Rei. A non convincere è l’impostazione generale che il Governo vuole dare a questo tipo di interventi che sulla carta sembrano escludere proprio i più poveri come ribadito dall’Alleanza contro la povertà che nelle scorse settimane aveva espresso delle perplessità in merito.
L’ultimo giallo infine riguarda il fondo per il contrasto alla povertà minorile, fino ad ora alimentato dalle fondazioni di origine bancaria grazie al riconoscimento di un credito di imposta pari a 100milioni di euro. Cifra che il ministro dell’Economia Giovanni Tria, durante il suo intervento alla Giornata del risparmio promossa dall’Acri il 31 ottobre scorso, aveva assicurato fino al 2021. Ma a quanto risulta, nel testo finale della legge di Bilancio, non c’è traccia della misura del credito d’imposta per le fondazioni bancarie con il conseguente rischio che manchino all’appello anche questi fondi.
Ai provvedimenti del Governo si aggiunge un’ultima stangata che viene dall’Europa: è recente la notizia, secondo cui i giudici della Corte di giustizia dell'Unione europea hanno stabilito che lo Stato italiano deve recuperare l'Ici non pagata dalla Chiesa e dal non profit; una cifra che secondo le stime, si aggirerebbe intorno ai 4-5 miliardi di euro.