Cinquantadue persone con disabilità imparano a cavarsela da soli
Cristina è una volontaria che partecipa al progetto nazionale di autonomia abitativa che coinvolge 13 associazioni in 12 regioni finanziato dal ministero del lavoro con il supporto del Csv Marche. “Tra i ragazzi c’è tanta collaborazione; chi ha meno difficoltà aiuta chi ne ha di più, avviene tutto in modo naturale”
Il primo giorno Cristina era un po’ tesa. “Mentre bussavo alla porta c’era quel dubbio che ancora faceva capolino, di non essere pronta, capace. Che magari fare volontariato per le persone con disabilità sarebbe stato qualcosa di troppo difficile, anche se era tanto tempo che desideravo rendermi utile”. Ma quando l’uscio si è aperto ogni dubbio si è sciolto subito, grazie al sorriso della ragazza che l’ha accolta. “Era una ospite della casa. Mi ha iniziato a parlare, a raccontare, come se ci conoscessimo da sempre e mi sono sentita in un attimo parte di qualcosa”. È iniziata così l’esperienza di Cristina Avanzato in Aladino onlus di Terni, una delle 13 associazioni che dallo scorso agosto hanno dato vita a una rete nazionale, quella di “Noi speriamo che ce la caviamo da soli…” progetto finalizzato a costruire percorsi di graduale autonomia per persone con disabilità fisiche o psichiche.

L’iniziativa nasce dalla legge 112/16, nota come “legge sul dopo di noi”, ed ha come obiettivo favorire l’autonomia e la libertà di scelta in modo graduale, senza cioè attendere che essa si imponga improvvisa col venir meno del sostegno familiare. Il progetto si estende su 12 regioni –Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Sardegna, Umbria, Veneto - con il sostegno del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Capofila è Aias Pesaro, mentre Csv Marche fornisce sostegno tecnico. La rete del progetto si rivolge a 52 persone, accompagnate, oltre che dagli operatori, da quasi 160 volontari nelle varie regioni. Cristina è una di loro.

Da quel sabato mattina dell’inverno appena trascorso, Cristina – 35 anni, un lavoro da amministratrice in un’agenzia pubblicitaria di Terni – tutti i sabati continua a varcare la porta di quell’appartamento di una via tranquilla e ben servita di Terni, e a condividere il tempo insieme alle cinque persone con disabilità e agli operatori che ci passano i weekend, in un’esperienza di residenzialità. “La mattina, quando arrivo, i ragazzi si stanno svegliando per fare colazione. Dopo latte e biscotti c’è chi fa le lavatrici, per esempio, chi pensa al pranzo, cucina, chi apparecchia. Le attività vengono coordinate dagli operatori, il lavoro è attento, si insegnano piccole mansioni che poi, in accordo con la famiglia, durante la settimana possono essere ripetute a casa propria, così da venir assimilate. Dopo pranzo è il momento dello svago, dei giochi, col pensiero già alla gita della domenica, tutti assieme”.

L’autonomia abitativa, lontano dalle famiglie, si sperimenta nel weekend, mentre durante la settimana sono previsti laboratori che l’associazione Aladino dedica, per esempio, ai corsi di cucina, dove le persone vengono guidate ancora in percorsi di migliore autocontrollo.
“Ho visto dei grandi miglioramenti in tutti, ho visto emergere i caratteri di ognuno, col proprio spirito di iniziativa. Mi ha colpito molto che tra i ragazzi c’è tanta collaborazione. Chi ha meno difficoltà nel fare le cose aiuta sempre chi ne ha di più. Tutto avviene in modo semplice e naturale – racconta la volontaria–. Cercavo un’esperienza nel volontariato da tempo, l’ho trovata quasi per caso. Direi che è stata Aladino a trovare me, i suoi operatori mi hanno ricontattato a distanza di qualche tempo, dopo che ci eravamo conosciuti in un incontro pubblico.