Formazione dei volontari e responsabilità: le richieste di Profumo ai Csv
Il presidente di Acri e dell’Onc incontra per la prima volta i 400 delegati dei Centri di servizio. E chiede loro un piano strategico triennale per identificare obiettivi e strumenti, tra cui la valutazione d’impatto. La sfida è “far crescere il paese"
“Il volontariato per fortuna non è una ‘malattia’ rara… I numeri ci dicono che in Italia ci sono 6 milioni e mezzo di volontari e in Europa sono 100 milioni. È una modalità con cui ciascuno di noi dedica una parte del proprio tempo per gli altri, ricevendo molto in cambio”. Ha esordito così Francesco Profumo davanti alla platea dei 400 delegati dei centri di servizio di tutta Italia a Trento per la XIX conferenza nazionale di CSVnet “La follia dei volontari”. Nella doppia veste di presidente di Acri e dell’Organismo nazionale di controllo dei Csv, Profumo ha parlato per la prima volta dal suo insediamento al mondo dei centri di servizio, dialogando con il presidente di CSVnet Stefano Tabò.
E ai Csv ha avanzato delle richieste. “Per far crescere il paese, al volontariato chiediamo una formazione adeguata sugli obiettivi prefissati, un piano strategico triennale per identificarli e modalità di valutazione d’impatto. È un processo che non deve essere vissuto in modo punitivo ma una strada per capire quali scelte fare in base ai risultati ottenuti, una modalità più trasparente ed efficace per far funzionare un sistema così complesso”. A questo, si aggiunge un salto di qualità in termini di gestione e messa a disposizione dei dati, per rendere il sistema “più accountable” (responsabile).
Un invito alla responsabilità, quindi, mantenendo il clima di collaborazione che contraddistingue il rapporto tra terzo settore e fondazioni, dimostrato ancora di più con la riforma. Si tratta, infatti, di una fase delicata – come ha sottolineato lo stesso Tabò – in cui i nuovi Csv stanno prendendo forma. Proprio in questi giorni, infatti, sono stati nominati altri 4 Organismi territoriali di controllo (Otc): Marche e Umbria, Campania e Molise, Veneto, Trento e Bolzano. Mancano all’appello solo Sardegna e Puglia e Basilicata per completare il tassello dei nuovi riferimenti territoriali dei Csv che andranno a sostituire i Co.Ge. E in vista del processo di accreditamento dei Csv previsto per il 2020, Profumo ha rilanciato un nuovo sodalizio con le fondazioni, investite da un ruolo strategico fondamentale per mettere a disposizione del terzo settore non solo risorse economiche ma anche esperienza e competenze.
“Le fondazioni sono antenne rilevanti – ha continuato Profumo – grazie alla loro capacità non solo di erogare risorse, ma anche di essere catalizzatori di relazioni e competenze”. Un ruolo importante, quindi, riconosciuto anche in Europa che “si è accorta quanto la distanza tra Bruxelles e i territori stava diventano un problema: per questo motivo è stato costituito un tavolo con le 7-8 grandi fondazioni europee insieme al commissario Moedas, chiamate a svolgere un ruolo da ponte soprattutto per la loro esperienza acquisita in termini di progettualità. Un percorso che si rispecchierà anche nel prossimo piano settennale a partire dal 2021”.
Il presidente di Acri ha ricordato che le fondazioni di origine bancaria hanno una capitalizzazione di circa 40 miliardi e una capacità erogativa di 1 miliardo all’anno. Nate nel 1992 per legge, ad oggi sono 86 in tutt’Italia. La loro è, però, una distribuzione disomogenea: solo 7 di queste, infatti, sono al sud. Questa disomogeneità rispecchia la diversità di distribuzione delle banche. Una differenza importante che non investe solo i numeri, ma anche le risorse: solo 8% va al mezzogiorno. Anche la distribuzione è piuttosto anomala: Cariplo e San Paolo, infatti, valgono il 35% in termini di capitalizzazione ed erogazione, e le prime 10 fondazioni ne coprono il 75%. È per questo motivo che con Guzzetti, presidente di Acri per circa 20 anni, è nata la Fondazione Con il Sud, progetto nato in collaborazione con CSVnet e il Forum terzo settore che ha avviato un processo importante: basti pensare che oggi nel mezzogiorno si contano 6 fondazioni di comunità.