Povertà educativa minorile: la scuola non basta più, serve la comunità
Presentata l’indagine di Demopolis e Con i bambini. Per 9 italiani su 10 il fenomeno è grave e va contrastato per far crescere il paese. Tra le cause principali la disattenzione dei genitori; l’adolescenza e non l’infanzia, quella che dovrebbe ricevere più attenzioni
Per quasi 9 italiani su 10 la diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave e per l’83% degli intervistati è importante contrastarla per favorire lo sviluppo del paese. Alle radici del fenomeno ci sarebbe soprattutto la disattenzione dei genitori mentre sarebbero gli adolescenti, più che i bambini tra 0 e 6 anni, ad avere bisogno di maggiori attenzioni.
Sono alcuni dei principali dati emersi dall’indagine demoscopica realizzata da Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, presentata il 18 novembre in vista della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra ogni anno il 20 novembre.
L’indagine si è basata su un campione di 3.600 intervistati, statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne. I partecipanti sono stati interpellati per misurare la consapevolezza oggi esistente in tema di minori e povertà educativa. Il 68% degli italiani dichiara di averne sentito parlare, anche se il 25% degli intervistati ammette di non sapere effettivamente di che cosa si tratti. È un dato comunque confortante, come sottolineato in occasione della presentazione nella sede di Acri, considerato che fino a poco tempo fa la percezione del fenomeno era praticamente nulla.
L’opinione pubblica individua come prima causa delle condizioni di povertà di bambini e ragazzi la disattenzione dei genitori (76%). Due intervistati su tre citano invece le condizioni di disagio sociale (67%), di svantaggio economico (64%), di conflittualità familiare (62%). Secondo il 59% del campione è il degrado dei quartieri in cui si vive a spingere i minori verso una condizione di povertà educativa. Inoltre, circa uno su due segnala la frequenza scolastica irregolare, gli stimoli inadeguati, le scarse occasioni culturali e del tempo libero, l’uso eccessivo dei social network.
Quelle degli adolescenti dai 13 ai 17 anni (56%) e dei bambini dai 7 ai 12 (31%) risultano le fasce d’età che oggi richiedono maggiore attenzione secondo il campione intervistato. Va da se, quindi, che le maggiori preoccupazioni avvertite dagli italiani, con riferimento ai minori, risultano essere fenomeni per lo più adolescenziali: la dipendenza da smartphone e tablet (66%); bullismo o violenza (61%); la crescente diffusione della droga (56%), l’aggressività nei comportamenti (52%).
Come sottolineato dal presidente di Con i bambini Carlo Borgomeo, è importante notare che solo il 10%, invece, individua nella prima infanzia la fascia d’età che dovrebbe essere meglio considerata e un quarto cita tra i fattori di causa della povertà educativa il mancato accesso agli asili nido. È ormai scientificamente provato, infatti, che quanto appreso nei primi anni di vita lascia un’impronta fondamentale per la crescita e lo sviluppo di ciascun individuo. Il presidente Borgomeo ha detto in conferenza stampa “Credere che sia un fenomeno che riguarda solo il Sud (63%) o gli adolescenti (56%) è un errore prospettico: la povertà educativa, seppur marcata in molte aree meridionali e tra i giovanissimi, come dimostrano i tanti progetti avviati sul territorio nazionale, anche se con diversa gravità riguarda tutto il Paese e intacca il futuro dei ragazzi già dalla prima infanzia. È proprio da qui che dovremmo affrontare e che affrontiamo il fenomeno”.
“La scuola da sola non basta più”. Anche questa è una consapevolezza che comincia ad emergere nella popolazione italiana, almeno in termini di dichiarazioni di principio. Solo l’11% degli intervistati infatti concorda sull’assunto che la scuola sia l’unica istituzione deputata alla crescita dei ragazzi, mentre si fa strada l’idea che questa responsabilità appartenga a tutta la comunità (46%).
Se da una parte il sistema scolastico, infatti, fa i conti con la mancanza di fondi (lo pensa il 71% degli intervistati), lo scollamento con il mondo del lavoro (63%) e il fenomeno del bullismo (62%), dall’altra c’è un contesto di disuguaglianze sociali ed economiche che continua a peggiorare, al nord quanto al sud. Tanto che gli intervistati sostengono che le probabilità di avere successo per un ragazzo nato da una famiglia a basso reddito sono oggi più basse rispetto a 20 o 30 anni fa.
Per far crescere bene gli attori del futuro, dunque, serve un maggiore protagonismo: dal genitore al cittadino senza figli che può animare e tutelare un quartiere, passando per la scuola, le associazioni, le interazioni amicali, tutto incide sulla crescita dei bambini.
“La povertà educativa è strettamente legata a quella economica, come viene percepito anche dal 64% dei cittadini, ma il fenomeno ha una portata più ampia. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile rappresenta una forte innovazione per il Paese, per dare un futuro a minori e famiglie – ha dichiarato il vice ministro Stefano Buffagni, presidente del Comitato di indirizzo strategico del fondo intervenuto alla presentazione – È inaccettabile che un milione e 200 mila minori siano costretti a vivere sotto la soglia di povertà e che in numero ancora maggiore abbiano negate le opportunità di costruire un domani migliore. Stiamo lavorando come Governo per permettere alle tante famiglie di uscire fuori da questa condizione con interventi concreti sul territorio rafforzando il ruolo delle comunità educanti. Come Mise anche attraverso il rilancio delle imprese per garantire lavoro e sviluppo. Il punto però, e qui scatta la complementarietà, è che non si può attendere che i genitori abbiano trovato lavoro per garantire l’educazione e il futuro ai propri figli”.
Presente anche il presidente di Acri Francesco Profumo che sulla necessità di contrastare la povertà educativa minorile anche per favorire lo sviluppo del paese ha detto: “Questa è una delle idee alla base dell’avvio del Fondo, promosso da fondazioni di origine bancaria, Governo e Forum nazionale del Terzo settore, che proprio su questo fronte ha stabilito di intervenire. Perché lo sviluppo sostenibile – ha detto - passa dall’intreccio di dinamiche economiche, sociali e ambientali. Offrire ai giovani opportunità concrete per formarsi e crescere liberi, coinvolgendo le comunità, è la chiave su cui puntare per contribuire a contrastare la povertà”.
“Una delle questioni più gravi che riguardano bambini e ragazzi di oggi è la mancanza di pari opportunità nell’accesso ai servizi – ha commentato Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore - I numeri sulla povertà educativa minorile sono allarmanti ed in forte crescita. Nel 2005 era assolutamente povero il 3,9% dei minori di 18 anni, un decennio dopo la percentuale di bambini e adolescenti in povertà è triplicata, e attualmente supera il 12% (dati Openpolis- Con i Bambini). Il terzo settore ha un ruolo di primo piano nel rifondare una cultura educativa che accompagni l’inserimento delle nuove generazioni nelle comunità, offrendo loro un miglioramento delle condizioni di vita ed una prospettiva di futuro”.
Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum nazionale del Terzo settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione con il sud.
In tre anni, grazie al Fondo sono stati avviati 355 progetti in tutta Italia con un contribuito complessivo di circa 281 milioni di euro. Gli interventi interessano oltre 480.000 bambini e ragazzi, insieme alle loro famiglie, che vivono in condizione di disagio, coinvolgendo direttamente circa 8.000 organizzazioni, tra terzo settore, scuole, enti pubblici e privati. Con i Bambini inoltre ha promosso con openpolis l’Osservatorio sulla povertà educativa minorile, per qualificare il dibattito e fornire ai decisori dati e informazioni importanti sul fenomeno in Italia.