Nuovo assetto dei Csv, Stefano Tabò: "Siamo a metà strada"
La riorganizzazione dei Csv che ridurrà il numero dei centri a 49 su tutto il territorio nazionale, si concluderà nel 2020. “Pluriennalità e integrazione” le parole chiave per il futuro. L’intervista del presidente di CSVnet a Redattore sociale
L'agenzia stampa Redattore sociale ha intervistato il presidente di CSVnet Stefano Tabò sulla riorganizzazione territoriale dei centri di servizio dettata dalla riforma del terzo settore.
Dovevano passare da oltre 60 a 49 entro il 2019, così come deciso dall’Organismo nazionale di controllo dei Centri di servizio per il volontariato (Onc) nell’ottobre del 2018, ma il nuovo assetto territoriale dei Csv non è ancora del tutto completo: diverse le ragioni, ma la strada imboccata è quella giusta, assicura Stefano Tabò, presidente di Csvnet, l’associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato (Csv). Una riorganizzazione che non riguarda tutti i Centri di servizio presenti in Italia, ma che di certo è uno dei passaggi cruciali per il mondo dei Csv, così come stabilito dal nuovo codice del terzo settore. “Il processo coinvolge metà delle regioni italiane - spiega Tabò - perché per l’altra metà o non ci sono state differenze rispetto al numero precedente dei Csv, o perché già ridotti, oppure perché da sempre opera un solo centro regionale. Indubbiamente il panorama numerico dei Csv interessati dalla riforma è notevole, parliamo di più della metà dei centri. Dal punto di vista formale possiamo dire che siamo a metà strada”.
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