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Moussa, dal Burkina Faso a Cuneo per fare integrazione con la musica e l’arte

Volontari inattesi/10. Ha girato il mondo suonando; 9 anni fa si è fermato in Piemonte, dove aiuta giovani e adulti a scoprire se stessi ma anche l’altro. “Ogni migrante ha bisogno di sentirsi chiamare. Ma si deve partire dalla considerazione e dal rispetto” 

di Debora Sattamino, Alessia Ciccotti

Aiutare gli altri attraverso la musica e l’arte. È quello che fa Moussa Sanou, 41 anni, originario del Burkina Faso e in Italia da 9 anni, che dopo aver girato quasi tutto il mondo come musicista, attore e compositore e aver lavorato con diversi gruppi musicali e teatrali si è fermato nel nostro paese, dove si è sposato con Loredana. Con lei ha scelto di condividere oltre che la sua vita anche la sua esperienza nel campo della musica e il suo impegno nel volontariato.

Moussa Sanou infatti è uno dei volontari che hanno partecipato a “Volontari inattesi”, la ricerca di CSVnet e Centro studi Medì che svela un ritratto inedito delle persone di origine straniera giunte nel nostro paese, non solo come percettori di aiuti ma come uomini e donne che hanno scelto di essere volontari per restituire in qualche modo quanto di buono hanno ricevuto dalla società che li ha accolti.

Moussa Sanou

L’associazione da lui fondata si chiama Mano nella Mano e “offre a chiunque la possibilità di avvicinarsi alla musica e all’arte in modo naturale e fisiologico, - racconta Moussa, - rendendo consapevoli le persone di quanto entrarvi in contatto, sia importante per lo sviluppo intellettivo ed emotivo”. 

Il segreto dell’associazione “è la nostra coppia, - dice. - Noi siamo la dimostrazione che due persone che arrivano da culture completamente diverse possono vivere perfettamente insieme, integrate. Il nostro obiettivo è condividere il nostro sapere aiutando altre persone a ritrovarsi, superando le difficoltà. Il nome dell’associazione deriva proprio da lì”.

Secondo Moussa il volontariato associato alla musica può generare magia: “La cosa che mi ha toccato particolarmente è stato lavorare con ragazzi disabili e bambini con sindrome di down, con loro ho davvero capito quanto la musica sia magica e possa aprire molte porte”. L’associazione Mano nella Mano cerca di creare occasioni di aggregazione tra bambini, giovani e adulti utilizzando l’arte nelle sue molteplici sfaccettature; organizza infatti laboratori, corsi di canto, teatro, danza, eventi culturali, stages, concerti, mostre e proiezioni volti a sensibilizzare le persone sui criteri di libertà sociale e di rispetto reciproco ed alimentando la socializzazione interculturale.

Uno dei principali obiettivi del suo impegno volontario non può che essere l’integrazione delle persone di origine straniera: “Ho fatto dei laboratori con bambini provenienti dall’Africa e che sono stati adottati a Cuneo o in Piemonte. La cosa più importante per loro è integrarsi, - racconta Moussa - che però non significa dimenticare le proprie radici. Con questa attività mi adopero affinché questi bambini siano oggi integrati e persone responsabili domani”.

Inoltre l’associazione collabora con scuole italiane e francesi e con Enti vari: “Cerchiamo di far sviluppare l'espressività individuale, acquisire più padronanza del proprio corpo e dei propri mezzi espressivi, favorire una conoscenza di sé oltre che una più serena e fiduciosa coesistenza con gli altri”.

Moussa è nato in una famiglia povera che però gli ha insegnato a condividere quello che ognuno ha, nel suo caso proprio la musica. L’essere volontario fa parte della sua persona da sempre e oggi lo ha portato ad essere conosciuto e apprezzato da tutta la comunità di cui fa parte: “Adesso lavoro in tante scuole, faccio corsi, conferenze e ovunque vado si creano relazioni, spesso altre associazioni ci chiamano per fare dei progetti insieme”.

Come spesso accade, il lato negativo dell’attività di Moussa e dell’associazione, sta nella difficoltà di reperire risorse di tempo e denaro. Ottenere dei contributi maggiori anche da enti privati per poter aprire una scuola di musica e arte aperta a tutti, è uno dei suoi sogni, ma come spiega lui stesso “non è facile per le persone vedere un africano come me, con i capelli lunghi, che si presenta come presidente dell’associazione, ma sono sicuro che le cose cambieranno”.

Secondo lui per le persone immigrate può essere davvero importante far parte di una rete associativa, “ma perché avvenga, - precisa, - bisogna partire dalla considerazione e dal rispetto”.

Di sicuro non conoscere la lingua del paese in cui si arriva è il primo ostacolo da superare, ma il secondo è il fatto che ogni migrante “ha bisogno di sentirsi parte della società. In Africa la vita è fatta di condivisione, le persone stanno insieme, si parlano. Ma qui – conclude – manca la socializzazione. La malattia più grande da guarire è la solitudine”.

(Intervista integrale realizzata da Elisa Girardo, Csv Cuneo. Redazione di Debora Sattamino e Alessia Ciccotti)

 

La ricerca Volontari inattesi - L’impegno sociale delle persone di origine immigrata, a cura di Maurizio Ambrosini e Deborah Erminio (Edizioni Erickson, pagg. 352), viene presentata on line il 22 giugno 2020. Leggi tutti gli aggiornamenti nel focus di CSVnet.

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