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Volontariato e lavoro per il recupero di giovani e mamme in difficoltà

Partito da Brescia da un’idea dell’Istituto Palazzolo e del Csv locale, “Non vogliamo la luna” ha messo in rete 4 regioni grazie a un lavoro di squadra fra Centri di servizio, associazioni ed enti locali. Ad oggi sono 50 i destinatari coinvolti in attività di volontariato e tirocini lavorativi 

di Clara Capponi, Anna Tomasoni

Si chiama “Non vogliamo la luna” ma in realtà è un progetto ambizioso che punta a favorire il reinserimento nella società di ragazze e ragazzi “difficili” e donne sole o con figli attraverso il volontariato, la formazione e il lavoro, cinque province di quattro regioni italiane. A tenere le redini di questa sfida è l’“Istituto delle Suore poverelle - Palazzolo”, da cui provengono i destinatari del progetto realizzato in partnership con il Centro di servizio per il volontariato di Brescia.

Iniziato a maggio del 2018, “Non vogliamo la luna” ha offerto un’opportunità di crescita a giovani tra i 14 e i 28 anni, accolti nei centri diurni e residenziali dell’Istituto presenti a Brescia e provincia (Capriolo e Rovato), Bergamo e provincia (Torre Boldone), Vicenza, Catanzaro e Sassari.

Oltre ai giovani, coinvolti in varie attività di volontariato realizzate sul territorio anche in partnership con i Csv di riferimento (Bergamo, Catanzaro, Sardegna e Vicenza), protagoniste del progetto sono anche donne, sole o con figli, spesso vittime di violenza. A loro sono state dedicate varie attività di sostegno per la ricerca di un impiego e nella realizzazione di tirocini lavorativi.

Il progetto non è venuto meno nonostante l’emergenza sanitaria, che ha colpito duramente le sedi principali dell’Istituto Palazzolo nella “zona rossa” di Bergamo e Brescia, provocando un’interruzione generale per tutte le attività.

Sono circa 50 le persone, fra donne e giovani, coinvolte nel progetto ad oggi. A Brescia e provincia 12 ragazze ospiti dei centri diurni e residenziali hanno potuto sperimentarsi in attività di volontariato in favore degli animali, dei bambini (animazione e supporto per i compiti) o in esperienze culturali. Grazie al coinvolgimento delle associazioni locali coadiuvate dal Csv, per ogni ragazza è stato costruito un percorso formativo personalizzato negli obiettivi, nelle azioni e nei tempi. Riguardo al lavoro, una donna madre di tre figli ha collaborato con una cooperativa che vende prodotti dell’orto e marmellate, mentre un’altra ragazza ha potuto svolgere un tirocinio presso una casa di riposo.

Anche a Bergamo sono stati coinvolti 15 giovani in attività solidali di vario tipo: dalla cura di un orto ad iniziative in favore di persone con disabilità o anziane. Due ragazzi invece hanno svolto un tirocinio che in un caso si è trasformato in assunzione.

Il progetto a Vicenza si è incentrato molto sulla dimensione lavorativa, dando l’opportunità a 6 donne di diverse nazionalità di seguire un ciclo d’incontri organizzato insieme all’Informagiovani sulla ricerca attiva del lavoro, stesura del curriculum e attivazione successiva di progetti di tirocinio.

A Catanzaro quattro ragazze sono state coinvolte in un percorso formativo e di orientamento al volontariato, che le ha avvicinate all’associazione “Acquamarina” che presta la propria attività presso l’Ospedale “Pugliese-Ciaccio” attraverso il progetto “Da mamma a mamma” per la consegna di pacchi-spesa e generi di prima necessità a neo mamme bisognose di aiuto. Altre due ragazze hanno invece ottenuto delle borse-lavoro che dovrebbero tradursi in contratti di apprendistato.

Il progetto a Sassari ha dato l’opportunità ad una giovane mamma di fare un’esperienza di tirocinio presso una cooperativa che si occupa di pulizie.

“Tra gli effetti più interessanti di Non vogliamo la luna - sottolineano i promotori - c’è non solo l’attivazione di sinergie tra regioni diverse, ma soprattutto l’attivazione di destinatari indiretti come le famiglie d’origine, gli operatori e altri minori dei centri, che possono usufruire in futuro del medesimo percorso e che beneficiano dell’idea di non essere abbandonati una volta raggiunta la maggiore età”.

Il progetto, che dovrebbe concludersi a novembre 2020, prevede infine la realizzazione di tre quaderni operativi, presto disponibili online, che hanno l’obiettivo di affrontare in chiave pedagogico-educativa temi che riguardano il lavoro in comunità, in particolare il lavoro per le donne accolte nelle comunità, il film come strumento di interazione con gli adolescenti, modalità di conduzione di gruppi di ragazzi e donne. (Clara Capponi, Anna Tomasoni)

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