Coronavirus, il centro studi Maria Eletta Martini analizza la reazione del volontariato
In occasione della 35° Giornata internazionale indetta dall’Onu, presenta lo studio che approfondisce con oltre 100 interviste a protagonisti del terzo settore, l'impatto della pandemia su volontari e associazioni e la resilienza del terzo settore
Il volontariato non si è mai fermato, nemmeno nei momenti più duri della crisi sanitaria e sociale causata dall'epidemia da Covid-19: ha agito in continuità e ha reinventato il proprio ruolo, spesso in collaborazione con altri attori sociali. È quanto emerge dallo studio qualitativo "Covid-19 e Terzo settore: uno sguardo in profondità" del centro di ricerca Maria Eletta Martini -fondato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dalla Fondazione per la Coesione Sociale e dalla Scuola Sant'Anna di Pisa- promosso in occasione della Giornata internazionale del volontariato. L’indagine, che racconta la reazione del volontariato alla crisi e le dinamiche che questa ha generato nel terzo settore e nella società, è curata dalla sociologa Irene Psaroudakis (Università di Pisa) con la direzione scientifica di Luca Gori (Scuola Sant'Anna di Pisa) e Andrea Salvini (Università di Pisa) e la collaborazione delle ricercatrici Cira Siano e Gea Tahiri. È stata elaborata su un campione di 100 soggetti del terzo settore distribuiti in cinque Regioni (Lombardia, Veneto, Toscana, Campania e Puglia) ed alcuni operanti su tutto il territorio nazionale.
“Dopo l'iniziale smarrimento -dice il presidente del comitato scientifico del centro di ricerca Emanuele Rossi- c'è stata una reazione molto forte che ha visto l'attivazione di partecipazione civile e sociale a servizio di ogni comunità colpita. Una reazione non priva di difficoltà, che è costata anche molto in termini di risorse umane e materiali, che ha fornito servizi urgenti che il pubblico da solo non sarebbe stato capace di dare, ma ha anche rafforzato la coesione sociale, fiducia e senso di appartenenza".
"Gli attori del Terzo Settore -aggiunge Andrea Salvini, professore ordinario di Sociologia e metodologia della ricerca sociale all'Università di Pisa- esprimono il bisogno di essere riconosciuti non soltanto come enti che erogano servizi, ma soprattutto come soggetti che, attraverso la loro azione di animazione e supporto, contribuiscono al benessere e alla coesione sociale delle comunità servite, nell'ottica di costruzione di un welfare davvero partecipato e condiviso".
La metodologia e i risultati dello studio
Grazie alle interviste in profondità, il confronto con i 100 presidenti di realtà del terzo settore ha fatto emergere un quadro inedito di come il volontariato ha vissuto la crisi. Lo studio supera gli stereotipi di cui la narrazione pubblica del suo ruolo ha fatto abbondante uso in questi mesi, oscillando fra eroismo e catastrofismo, e lo fa riportando numerose testimonianze dirette, racconti che danno la reale percezione degli effetti che la crisi sanitaria e sociale ha avuto su tutte le dimensioni associative. L’indagine è stata realizzata indagando l'impatto generale della pandemia, la resilienza del terzo settore, il suo ruolo come attore di coesione sociale, l'impatto economico e sui volontari, il suo riconoscimento da parte degli enti pubblici e degli altri attori del territorio, nei vari momenti della “narrazione” dell’evolversi dell’epidemia.
Al centro della comunità, ma senza essere abusato
Senza il suo contributo, tutto il tessuto sociale avrebbe sofferto ancora di più perché il volontariato ha permesso alle persone di rimanere in relazione, di non essere abbandonate e quindi di sentirsi parte di una comunità. Dallo studio emerge chiaramente come il terzo settore svolga un ruolo cruciale nella promozione della comunità e della coesione sociale, anche favorendo rapporti di buon vicinato e tessendo una relazionalità altrimenti impraticabile. Da qua il rischio che venga visto dal pubblico come un rimedio da cui attingere alla bisogna, un rischio osteggiato dai soggetti del terzo settore che invece chiedono di essere riconosciuti sia nelle attività sia nel ruolo che svolgono nei processi di costruzione comunitaria.