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Affitti di immobili comunali al volontariato: Csv contro il comune

Il centro di servizio dell’Umbria contesta il nuovo regolamento di Perugia, nel quale il canone è calcolato in base ai valori di mercato e la durata delle assegnazioni si riduce a 3 anni, con il rischio di “destabilizzare l’operatività degli enti”

di Alessia Ciccotti

Il Centro di servizio per il volontariato dell’Umbria esprime “forte preoccupazione” per la proposta di regolamento sull’assegnazione di immobili comunali alle associazioni del terzo settore, approvata il 22 gennaio dalla I commissione consiliare di Perugia.

Il testo va ad aggiornare un regolamento che risaliva al 1996 e che, dopo la riforma del terzo settore, non rispondeva più alle esigenze del territorio né alle normative vigenti. Secondo il Csv, esso contiene alcuni punti critici che potrebbero avere un impatto negativo “sull’operatività di tante associazioni”. Primo tra tutti quello relativo ai canoni di affitto che verrebbero calcolati sui valori di mercato.

“L'assegnazione di immobili a titolo gratuito o a canoni facilitati alle associazioni di volontariato – si legge nel comunicato del centro di servizio – costituisce, in tutto il paese, una delle tante forme con cui i comuni sostengono concretamente il volontariato”. Tuttavia, per il Csv la soluzione contenuta nel nuovo testo potrebbe risultare “insostenibile per le associazioni e in piena contraddizione con la volontà di favorire il volontariato dichiarata nelle premesse dello stesso regolamento”. Tra le proposte inviate dal Csv al sindaco e ai gruppi consiliari del Comune di Perugia vi è quella di un canone modulato sulla base della gratuità, parziale o totale, delle attività svolte e dei bilanci dei 3 anni precedenti delle associazioni richiedenti gli immobili.

Il secondo nodo sul quale il Csv ha puntato l’attenzione riguarda i requisiti e i criteri stabiliti per l’assegnazione degli immobili, giudicati “confusi, vaghi e talmente equivocabili da generare totale incertezza applicativa, lasciando totale libero arbitrio alla Commissione di assegnazione”. In particolare si chiede di distinguere “i requisiti, necessari per accedere ai bandi, dai criteri di valutazione necessari per individuare l’assegnatario”.

Inoltre la durata delle assegnazioni, ridotta a 3 anni, “risulta destabilizzante per la continuità operativa delle associazioni. Altrettanto inaccettabile è la revoca unilaterale da parte dell'Amministrazione senza preavviso e indennizzo, sinonimo di mancanza di sensibilità amministrativa, francamente incomprensibile”.

Tale riduzione, come si legge in una dichiarazione della consigliera Daniela Casaccia, prima firmataria della proposta, “è stata introdotta affinché sia possibile nel tempo monitorare l’utilizzo dei beni concessi e, se del caso, prorogarlo a fronte della presentazione di adeguate progettualità. Come dire che solo chi avrà meritato sul campo di poter disporre di un immobile comunale potrà tranquillamente continuare a farlo, ma i possessi pluridecennali sine titulo non saranno più consentiti”.

Il Csv dell’Umbria esprime inoltre “profondo rammarico per il rifiuto della Commissione consiliare di avviare un confronto nel merito per analizzare le proposte di modifica da noi inoltrate. Sollecitiamo il consiglio comunale tutto a riflettere sulla opportunità di non penalizzare le tante associazioni di volontariato che, soprattutto in questo momento difficile per tutti, svolgono una funzione di alto valore sociale in ausilio e talvolta in sostituzione dell'intervento pubblico”.

Qui la lettera inviata dal Csv alla I Commissione del Comune di Perugia.

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