Presentato il 46^ Rapporto Censis
Il sistema previdenziale italiano genera paure e iniquità. L'81% degli italiani ha un giudizio negativo sulla previdenza e rispetto ad un anno fa la valutazione negativa degli italiani ha subito un balzo in alto di 25 punti percentuali. Il 74% degli italiani dichiara inoltre che la previdenza è peggiorata rispetto a cinque anni fa, mentre le aspettative per il futuro della previdenza sono per il 50% degli italiani di ulteriore peggioramento. Sono i dati emersi dal 46^ Rapporto sulla situazione sociale del Paese presentato dal Censis lo scorso 7 dicembre 2012.
Il rapporto, in particolare il capitolo dedicato al sistema di welfare, evidenzia una netta torsione del ruolo sociale della previdenza, che agli occhi degli italiani diventa un problema più che una risorsa, un sistema minato dall'interno da contraddizioni, che costa tanto e copre poco, con bassi redditi pensionistici attuali e futuri. Il 68% ritiene probabile che non riceverà una pensione adeguata in futuro, una percentuale che lievita tra i giovani fino al 93%.
La spesa sanitaria out of pocket (vale a dire i costi sostenuti direttamente dalle famiglie per acquistare beni e servizi sanitari) ammonta in Italia a circa 28 miliardi di euro, pari all'1,76% del Pil. Il modello assistenziale socio-sanitario continua a coprire solo una parte dei bisogni, lasciando scoperti i soggetti che esprimono le necessità più complesse a lungo termine. Il Censis ha stimato i costi sociali diretti a carico delle famiglie per alcune patologie croniche e a forte impatto sulla qualità della vita: 6.403 euro all'anno per l'ictus, 6.884 per il tumore, 10.547 per l'Alzheimer.
Per quanto riguarda le reti familiari, il rapporto evidenzia come la tradizionale forza della famiglia, soggetto centrale dello scambio di risorse e forme molteplici di sostegno tra i suoi diversi componenti, assume, in questa fase ormai avanzata della crisi economica, una ulteriore rilevanza. Complessivamente, il 59,4% delle famiglie ha dato o ricevuto nell'ultimo anno almeno una forma di aiuto, come tenere i bambini (17,3%) o fare compagnia a persone sole o malate (15,9%), partecipando alla rete informale di supporto.
Si conferma poi il decisivo ruolo del capitale umano nella sanità italiana. Il giudizio degli italiani sulle oltre 720mila persone tra medici, infermieri, personale con funzioni riabilitative o tecnico-sanitarie, di vigilanza e ispezione, impegnate nel sistema sanitario nazionale è largamente positivo. Per il 71,2% della popilazione infatti gli operatori sanitari sono gentili e disponibili, oltre il 75% esprime un giudizio positivo sugli infermieri. Non a caso, questa è considerata una professione attraente: per il 76,6% perché è una professione con un alto valore sociale e di aiuto verso gli altri, per il 47% circa perché consente di trovare facilmente un'occupazione. Nel settore ci sono potenzialità occupazionali imponenti che richiederebbero adeguati ampliamenti degli spazi nella formazione universitaria, che invece è bloccata dal numero chiuso per l'accesso alla Facoltà di Scienze infermieristiche. Questo è un errore secondo il 61,3% degli italiani.
Il quadro generale del 46^ Rapporto Censis sottolinea come la società italiana si è ritrovata inerme davanti alla crisi, ma è riuscita ad andare oltre la sopravvivenza. Si è verificata una parallela discontinuità: le istituzioni politiche concentrate con rigore sui conti pubblici, i soggetti economici lasciati soli alla ricerca di strategie di riposizionamento.
Nella seconda parte del Rapporto, La società italiana al 2012, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell'anno: i processi di riposizionamento e i rischi della separazione tra élite e popolo. Nella terza e quarta parte si presentano invece le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.
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