Il volontariato e la fiducia che fanno crescere l’economia civile
Alla vigilia della terza edizione del Festival che si svolge a Firenze dal 24 al 26 settembre, una riflessione con il prof. Leonardo Becchetti sul ruolo della gratuità nel nuovo modello economico che mette al centro il concetto di generatività e la cura dei beni comuni
L’economia è fatta dalle persone, dal lavoro e dalle relazioni e la sfida più grande che abbiamo di fronte oggi è quella di cercare e perseguire un nuovo senso. Dentro la nuova cornice di senso c’è il volontariato come forma compiuta e organizzata della gratuità.
Non ha dubbi Leonardo Becchetti presidente del comitato scientifico del Festival nazionale dell’Economia Civile. “Alla ricerca di senso” è proprio il titolo dell’edizione 2021 del Festival, la terza, che si svolge nel Palazzo Vecchio di Firenze dal 24 al 26 settembre.
CSVnet partecipa all’iniziativa e fa parte di “Next – Nuova Economia per Tutti”, l’associazione nata nel 2011 per promuovere e realizzare una nuova economia civile. Con Becchetti abbiamo voluto riflettere per contribuire al dibattito sul ruolo del volontariato nell’economia civile alla vigilia del Festival.
Prof. Becchetti, la storia e la letteratura sul terzo settore degli ultimi decenni ci raccontano di un volontariato che è stato anticipatore e ispiratore anche delle varie forme di impresa sociale.
Anche oggi il volontariato è in grado di giocare questo ruolo?
La gratuità è l’ingrediente chiave della vita sociale, il volontariato è l’espressione piena della gratuità. È ossigeno della vita, la forma organizzata e strutturata che permette alle persone di vivere appieno e costruire buone relazioni con gli altri.
L’economia è generativa quando crea impatto positivo sulle comunità e alla base della generatività ci sono le buone relazioni che creano fiducia. Ecco perché il volontariato è una componente fondamentale dell’economia civile.
Gratuità, volontariato, relazioni: il lievito dell’economia civile non riguarda quindi i beni materiali…
Riguarda i beni relazionali: il secondo ingrediente dell’economia civile dopo la generatività è proprio la qualità dei beni relazionali da cui dipende, anche secondo tanti autorevoli studi, la soddisfazione di vita. Essa necessita di un costoso investimento in termini di impegno e di tempo.
Viviamo in una società in cui il costo del tempo è elevato sia per motivi legati al mondo produttivo sia perché esso è conteso da molti fattori. Così il tempo viene meno e le società di oggi sono molto ricche di competenze, ma povere di senso. L’arte delle relazioni è fondamentale per produrre quella fiducia che è alla base della produttività della vita sociale. In altre parole la vita è uno sport di squadra: puoi essere anche Messi o Cristiano Ronaldo, ma se non giochi di squadra perdi ugualmente le partite.
L’impatto di tutto questo è la costruzione di comunità coese e sostenibili. Ma qual è la molla che fa scattare tutte quelle pratiche che racconterete al Festival dell’Economia?
L’economia civile si occupa di come collegare con circoli virtuosi i temi classici dell’economia come la crescita, la produttività, l’occupazione con gli aspetti fondamentali della nostra vita: la dignità del lavoro, la sostenibilità ambientale, la ricchezza di senso della vita. Esiste un modo di fare economa che può produrre su queste variabili effetti positivi o un altro modo che invece produce effetti perversi.
La molla è rappresentata da una parte dal desiderio crescente degli imprenditori di creare oltre al profitto proprio l’impatto. Questo è dimostrato per esempio anche dalle nuove forme societarie e di impresa come quelle benefit e le Bcorp. Ma c’è anche una pressione da parte del mondo finanziario verso una sorta di conversione: il mondo della finanza si sta accorgendo che i cosiddetti rischi ESG – ambientali, sociali e di governance – sono legati all’insostenibilità.
Un numero crescente di investitori finanziari vuole che le imprese abbiano un basso rischio ESG e quindi un impatto positivo. La pressione esiste anche nel settore pubblico per misurare l’impatto e nel Pnrr non si parla soltanto di spesa, ma anche, appunto, di impatto.
La finanza che abbandona il rischio per abbracciare la fiducia è un cambiamento epocale, certamente lento e pieno di variabili, ma significativo. Una di queste variabili ha a che fare con l’uscita dalla crisi pandemica.
Ma non c’è dubbio che senza ricostruire legami di fiducia il futuro sarà più incerto e tempestoso. Il volontariato oggi ha anche questa missione epocale. Come si fa a coltivarla?
Il Nobel George Akerlof ha parlato di fiducia che si costruisce anche sul lavoro tramite lo “scambio di doni”. La vita è fatta di incontri fra persone che hanno competenze complementari, non esistono contratti che garantiscono come le persone si comporteranno dopo i loro incontri. Lo scambio di doni crea gratitudine, reciprocità, fiducia e così si costruiscono, come abbiamo visto, quelle relazioni di qualità su cui si innestano le potenzialità dell’economia civile.
Il Festival racconta le organizzazioni sociali e produttive che hanno raggiunto successi economici e le buone pratiche possono creare emulazione. Queste organizzazioni che creano impatto ambientale e sociale contribuiscono a generare quelle virtù civiche che il terzo settore e il volontariato coltivano ogni giorno.