Tommasini: "Facciamo spazio alle nuove generazioni: ci stupiranno"
Riproponiamo l'articolo a firma della presidente di CSVnet Chiara Tommasini, pubblicato sull'edizione di martedì 26 ottobre del Corriere Buone notizie, dedicato al protagonismo dei giovani e all'importanza di un loro coinvolgimento, sempre maggiore, nel mondo del volontariato
Noi che operiamo nei Centri di Servizio per il volontariato (Csv) abbiamo ancora davanti agli occhi un'immagine emozionante dei primi giorni dell'emergenza sanitaria: è quella dei tantissimi giovani che ci scrivevano, telefonavano e videochiamavano, chiedendoci di metterli in contatto con le associazioni.
Volevano fare qualcosa di concreto per aiutare le proprie comunità. La motivazione di questi giovani era anche quella di mettersi in gioco per proteggere da eventuali contagi i volontari più anziani e vulnerabili che erano costretti a stare chiusi in casa. Si trattava di una sorta di ricambio generazionale accelerato dalla pandemia e ci ha portati a riflettere ancora più in profondità sulle sfide del volontariato.
Ci sono infinite ragioni per cui è importante che i giovani si avvicinino e appassionino al volontariato. Ne vogliamo condividere tre con i lettori di Buone Notizie.
La prima è il ricambio generazionale: l'età media dei volontari è sempre più alta. Questo non significa che i giovani non ci siano o che non si impegnino, ma la popolazione italiana invecchia e in proporzione ci saranno sempre meno giovani e più adulti-anziani. Dobbiamo investire sulle nuove generazioni, creando prima di tutto lavoro, stabilità e sostenendo le loro nascenti famiglie, combattendo prioritariamente la disoccupazione e l'abbandono dei percorsi scolastici e formativi. Così avremo più giovani volontari.
La seconda ragione è che i giovani hanno tanto da imparare dal volontariato. Le cosiddette soft skills, le competenze relazionali, ma non solo: l'esperienza in associazione è un'opportunità di crescita personale integrale. Anche su questo i Csv sono in prima linea, coinvolgendo ogni anno più di 100 mila studenti e migliaia di associazioni.
La terza ragione è che il volontariato ha bisogno di loro, per rigenerarsi e per cogliere la sfida della digitalizzazione e dell'innovazione. Ma il «perché» non basta: è il «come» vengono coinvolti i giovani che è cruciale e il volontariato ha il dovere di rinnovare e rendere più efficaci i suoi linguaggi, le sue forme di comunicazione e non solo. La cultura del volontariato è decisiva per costruire un futuro migliore per il nostro Paese e per il pianeta.
Senza il contributo dei giovani il volontariato non ha futuro e non ha ricambio. Apriamo spazi, costruiamo percorsi e, se serve, facciamo anche un passo indietro.
Diamo fiducia ai giovani, ci stupiranno.
Foto di Adriano Campione, Progetto FIAF-CSVnet "Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano"