Cinque volontari, uno street artist e un fotografo contro i linguaggi d’odio
A Torino il Csv provinciale promuove la mostra “N.E.O.N.: una nuova luce per il quartiere!”, per raccontare gli esiti del progetto omonimo e sensibilizzare i cittadini sui temi della riqualificazione del territorio, dell’inclusione sociale e sulla risposta a messaggi d’odio attraverso la loro trasformazione artistica
A Torino la lotta ai linguaggi d’odio passa attraverso la street art e la fotografia. L’arte di strada è quella di Cibo, che ha ricoperto alcune scritte ingiuriose all’interno dei giardini Sospello; le foto invece sono di Massimiliano Sticca e ritraggono cinque volontari torinesi con origini diverse, proprio accanto alle opere dello street artist.
Il 25 febbraio, 10 di questi scatti saranno al centro della mostra fotografica "N.E.O.N.: una nuova luce per il quartiere!”, ospitata presso la sala mostre del Centro Civico e organizzata dal Csv di Torino, nell’ambito del progetto “N.E.O.N. – Not Excluded from Our Neighbourhood”, finanziato dal programma “Corpo Europeo di Solidarietà – Progetti di Solidarietà”.
L’evento vuole celebrare la fotografia come strumento di lotta contro i linguaggi d’odio e sensibilizzare i cittadini sui temi della riqualifica del territorio, l’inclusione sociale e la risposta a messaggi d’odio attraverso la loro trasformazione artistica.
Nell’occasione verrà illustrato il progetto N.E.O.N. nella sua interezza, le attività realizzate e le loro ricadute positive. Nato per contribuire a migliorare alcune criticità del territorio della Circoscrizione 5 della città di Torino, l’iniziativa ha visto la realizzazione di una raccolta documentale sotto forma di fotografie per la catalogazione e la mappatura degli spazi del quartiere degradati o dove sono presenti messaggi d’odio sotto forma di graffiti, l’analisi del materiale raccolto ed ideazione di possibili risposte creative ai messaggi, l’organizzazione di momenti aggregativi e laboratoriali per realizzare, attraverso l’utilizzo di più linguaggi artistici, le risposte ideate nella fase di analisi. Il tema della luce è il filo conduttore del progetto. Il suo intento, infatti, è stato quello di “far luce sulle zone d’ombra” del territorio, ossia gli spazi pubblici abbandonati e i fenomeni d’intolleranza, ma anche di promuovere specifiche attività per “illuminare le coscienze” e combattere l’ignoranza che produce l’odio verso chi appartiene a popoli e culture diverse.
“La sensibilizzazione circa questi temi si auspica abbia un impatto positivo sulla comunità – dicono i promotori -. Saper accettare la diversità e viverla come una risorsa e non come limite è ciò che permette di creare società attente ai bisogni di tutti, che si impegnino concretamente a realizzare azioni politiche, economiche e sociali realmente inclusive. Inoltre, - aggiungono - la riqualifica degli spazi urbani deturpati da graffiti è sicuramente essenziale per favorire il benessere di tutti coloro che abitano e vivono questi luoghi”.