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CSVnet Centri di servizio per il volontariato

La sfida organizzativa per il volontariato e i Csv

Il volontariato e i Centri di servizio producono valori e devono essere capaci di rappresentarli al meglio nella società, anche per coltivare l’identificazione nelle associazioni che è alla base di una organizzazione efficace. Al terzo webinar di CSVnet l’intervento della psicosociologa Franca Olivetti Manoukian 

di Giulio Sensi

“Le parole sono importanti perché sono degli artefatti culturali. La parola insieme è al primo posto nel percorso che CSVnet sta portando avanti, perché in un certo senso il volontariato si costituisce attraverso l’associarsi e quindi lo stare insieme. Che può avere due facce: difendersi e chiudersi nei confronti di quello che succede o aprirsi agli altri e costruire”. È un “fare” costruttivo quello che orienta il volontariato e il mondo dei Centri di servizio. Ed era dedicato proprio all’organizzazione nel volontariato il terzo capitolo della serie di webinar del percorso di CSVnet intitolato “Fare bene insieme, consolidare ed evolvere che si è svolto mercoledì 15 giugno con ospite la psicolsociologa Franca Olivetti Manoukian.

L’incontro, moderato da Francesco D’Angella dello studio Aps, è stato aperto dalla presidente di CSVnet Chiara Tommasini e introdotto dal vicepresidente di CSVnet e presidente del CSV Marche Simone Bucchi.

“La nostra prima intenzione è organizzarci per essere sistema - ha sottolineato Bucchi -. Oggi non basta più essere rete, è un concetto che va superato per assumere appunto un approccio di sistema. Dobbiamo evitare però il pericolo di omologarci perché la diversità delle cose che facciamo è la nostra vera ricchezza”.

“La seconda intenzione - ha aggiunto Bucchi - è quella di organizzarci per valorizzare le competenze interne: i nostri operatori sono depositari di questa storia e crediamo che sia necessario potenziare, arricchire e modernizzare le competenze anche con processi di circolarità. La terza dimensione è riorganizzarci per dare senso e qualità alle relazioni, coltivandole e dedicandovi tempo. Infine dobbiamo organizzare l’animazione dei Csv, ognuno di questi è un microcosmo costituito da tantissimi elementi: le nostre organizzazioni devono essere duttili per reagire alle trasformazioni dei contesti in maniera rapida ed efficace”.

Sul rapporto fra organizzazione e azione si è soffermata Manoukian nel suo intervento. “Il volontariato - ha detto in apertura - rappresenta un’area della società molto significativa perché è una mobilitazione di energie vitali per la convivenza collettiva. Sono mobilitazioni importanti che nascono da motivazioni soggettive. Queste azioni insieme contribuiscono a dare spessore alla socialità ed è un aspetto da non sottovalutare. Il contributo però non nasce spontaneamente e automaticamente perché come per tutte le attività umane sono multistratificate e sono processi che hanno diverse componenti, sfaccettature e ambivalenze”.

Ecco che l’esigenza dell’organizzarsi nasce perché è importante mettere a disposizione delle strutture che già ci sono delle ipotesi evolutive che affrontino la realtà.

“È vero - ha aggiunto Manoukian - che c’è un patrimonio storico importante, ma in una società in grande trasformazione dobbiamo chiederci cosa è patrimonio e cosa è zavorra. Per questo serve che le organizzazioni siano in connessione fra loro. Agire in modo sistemico è interessante perché tiene presente le molteplicità esistenti: a volte si creano spontaneamente e devono essere riconosciute non per essere omologate, ma per trovare convergenze”.

“Spesso - ha aggiunto Manoukian - si pensa all’organizzazione come apparato utile da darsi per individuare le azioni che vanno realizzate nei contesti locali e sociali, quindi indispensabile allo svolgimento delle attività. In questa ottica vanno certamente valorizzate le competenze, ma è solo la faccia più visibile dell’organizzazione. Ve ne è una meno visibile, ma molto più condizionante e interessante da tenere presente: è quella che riguarda i rapporti che i gruppi hanno tra loro e con il contesto in cui sono collegati. Per organizzarci non basta dirci chi fa cosa, ma per realizzare qualcosa di costruttivo insieme è ineludibile che le persone possano identificarsi. Ciò significa riconoscere che l’organizzazione fa parte di me stesso in ciò che è e ciò che fa. Chi entra nell’organizzazione concorre a ciò che l’organizzazione rappresenta nella società. I Csv e tutto il volontariato non sono tanto produttori di beni, ma di valori ed è quindi indispensabile rappresentare continuamente i valori di cui si è portatori”.

Concludendo il suo intervento, prima di aprire un ampio e partecipato dibattito, Manoukian ha sottolineato le tre grandi sfide che il volontariato oggi ha di fronte: allestire situazioni affinché siano tutelati i diritti di tutti, contribuire alla riduzione delle diseguaglianze, diffondere capacitazioni. “Sfide - ha sottolineato - che possono essere vinte solo tenendo insieme conoscenza e azione e viceversa. La chiave è l’azione di sistema e per farlo dobbiamo riconoscere le diversità non per omologarle, ma per trovare convergenze”.

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