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CSVnet Centri di servizio per il volontariato

Tenere insieme le diversità e le differenze serve a migliorare le organizzazioni

È il tema affrontato dal prof. Ugo Morelli nel quarto e ultimo webinar di approfondimento di CSVnet a cui hanno preso parte circa 150 persone. Secondo il professore: "Non esiste spazio per processi creativi senza l’incertezza, perché è questa che apre la porta all’inedito e lo stesso vale per il concetto di differenza" 

di Giulio Sensi

Il viaggio sul ruolo dei Centri di servizio per il volontariato italiani proposto da CSVnet a tutto il sistema ha affrontato con un nuovo webinar, l’ultimo della serie, il tema delle diversità e delle differenze.

Una questione cruciale, come ha ricordato la presidente di CSVnet Chiara Tommasini aprendo l’evento on line a cui hanno partecipato circa 150 persone - per il sistema dei Csv e per tutto il volontariato. “Perché solo mettendo insieme le nostre differenze - ha sottolineato Tommasini - possiamo consolidarci e crescere”.

Dopo il territorio e la prossimità, il volontariato e l’organizzazione, il quarto tema ha sollecitato e provocato tutto il sistema con la relazione, moderata da Francesco D’Angella dello Studio APS, di Ugo Morelli, Professore di Scienze cognitive applicate alla vivibilità, al paesaggio e all’ambiente, di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione e di Psicologia della creatività e dell’innovazione.

Ad inquadrarlo è stato il consigliere di CSVnet e presidente del Csv Abruzzo Casto Di Bonaventura. “Per lavorare bene in un contesto profondamente mutato negli ultimi anni - ha sottolineato Di Bonaventura -, CSVnet deve rendersi piattaforma collaborativa e culturale comune al servizio di tutti i Csv. Per fare questo dobbiamo fare un lavoro di collegamento e rafforzamento delle relazioni con tutti i centri sul territorio”. Di Bonaventura ha evocato un’immagine per rappresentare il ruolo dell’associazione nazionale dei Csv, una sorta di “hub aereoportuale con soggetti che giungono portando aspettative e domande”. “Questo - ha concluso - ci costringe a fare i conti con le nostre diversità, a domandarci come renderle ricchezza, ad imparare gli uni dagli altri”.

A tracciare un orizzonte di senso e a fornire strumenti di riflessione e di lavoro è stato proprio Ugo Morelli. “Non esiste spazio per processi creativi senza l’incertezza, perché è questa che apre la porta all’inedito e lo stesso vale per il concetto di differenza. Così l’incertezza, lungi dall’essere un fattore di disturbo, è quella che si definisce proprietà costitutiva. Quando parliamo di organizzazione abbiamo bisogno di trattare con cautela la retorica manageriale”.

Morelli ha proposto alcune parole chiave, concetti per lavorare sul tema della diversità “in modo integrato”. “Cooperare di più e punire di meno è il risultato di una disposizione emozionale - ha detto -. Le organizzazioni infatti sono delle arene emozionali prima ancora di essere enti razionali e logistici, sono realtà in cui queste componenti giocano un ruolo fondamentale. Ciò significa che la fiducia, affidarsi l’uno all’altro, non può essere ritenuta una premessa, ma è un esito dei climi delle relazioni, della natura, caratteristiche e patti che facciamo tra di noi. Quindi le organizzazioni possono essere tendenti principalmente alla standardizzazione o alla valorizzazione delle differenze”.

Secondo Morelli, ciò che costituisce l’organizzazione è proprio l’incertezza “e - ha aggiunto - dobbiamo riconoscere che fra conflitto, cooperazione e dialogo non siamo di fronte a dei contrari, ma dei sinonimi. Le parole che contano in questo processo non sono conflitto e antagonismo. Possiamo cooperare, essere d’accordo, essere antagonisti e giocare contro o possiamo confliggere: incontrarsi di fronte alle differenze, disponendoci a conoscere e non a negare”.

Provocatoria la riflessione sulle identità individuali dentro alle organizzazioni. “Identità è una parola che mi preoccupa perché oggi viene brandita come se fosse un’arma e richiama una fenomenologia impossibile. È perché cambiamo che esistiamo e siamo vivi. Ecco - ha detto ancora Morelli - che per evitare le guerre a tutti i livelli dobbiamo imparare a gestire il conflitto. Se il clima nelle organizzazioni è di apertura, tutti guadagnano: non solo la vita nel tempo dell’organizzazione, ma anche il mantenimento elevato della capacità creativa e generativa delle organizzazioni perché esse vivono se sono capaci dell’inedito. Dobbiamo trovare la giusta misura fra la differenza e una base sicura necessaria - ha concluso - che è uno spazio di condivisione al quale tutti devono rimanere fedeli, ma tenere insieme la diversità è la condizione indispensabile per il miglioramento della vita organizzativa”.

 

© Foto in copertina di Mario Orlandi, progetto FIAF-CSVnet "Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano"

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