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Nelle comunità le vere risorse del loro sviluppo

Non è solo il fattore economico ma soprattutto quello culturale che può permettere un reale cambiamento e risposte efficaci ai nuovi bisogni sui territori . È uno dei temi che hanno animato i 4 workshop svolti durante l'evento di CSVnet “Fare bene insieme consolidare ed evolvere. Luoghi per parlare di vision” per presentare il nuovo Manifesto dei Csv 

In questi ultimi anni di crisi economica e sociale, con l'aumento delle diseguaglianze, l’affacciarsi di nuovi bisogni, la frantumazione del welfare, il tema delle risorse e della sostenibilità delle organizzazioni è diventato centrale nel mondo del terzo settore.

E proprio al tema delle risorse, non solo economiche ma soprattutto culturali, necessarie a rispondere ai bisogni e innescare nuove progettualità, era dedicato uno dei quattro workshop che hanno animato “Fare bene insieme consolidare ed evolvere. Luoghi per parlare di vision” l’evento realizzato da CSVnet insieme al Cesvot e con il sostegno di Crédit Agricole Italia e Innovation Center Fondazione CR Firenze - per presentare il “Manifesto per fare bene insieme” dedicato alla nuova visione del sistema.

Del resto, la valorizzare delle risorse a disposizione per creare capitale sociale, per attivare le organizzazioni con l’obiettivo non solo di sostenere i bisogni ma per tutelare i diritti e far crescere le comunità in cui operano, è un tema che fa da sfondo a tutti gli otto punti che compongono il manifesto dei Csv e dettano l’agenda dei centri di servizio per i prossimi anni.

Partendo dal presupposto che una ricetta unica ed efficace non esiste, un buon inizio è quello di “ripartire dal territorio stesso, facendo diventare le comunità in cui operiamo non più solo semplici destinatarie, ma protagoniste attive degli interventi che facciamo”.

A dirlo è Andrea Morniroli, coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità e della cooperativa Dedalus, da 40 anni attiva nelle periferie di Napoli sul tema dell’immigrazione, che con la sua relazione ha aperto i lavori del workshop “Le risorse per le comunità”, che ha visto i contributi anche di Giorgio Righetti, direttore generale di Acri - associazione di fondazioni e casse di risparmio Spa-, Pierluigi Stefanini, presidente Asvis, il presidente del Cesvot Luigi Paccosi e la partecipazione di numerosi rappresentanti dei Csv, delle reti del terzo settore e delle fondazioni bancarie.

Secondo Morniroli “in un momento di grande complessità, di schiacciamento verso il basso del lavoro sociale, l’errore peggiore è chiudersi nelle attività quotidiane perché danno sicurezza; occorre invece navigare in mare aperto per fare nuove scoperte”.

“Un primo passaggio fondamentale è quello di dare una nuova cornice di senso agli interventi sociali – spiega Morniroli – partendo dall’importanza di considerare le attività che si fanno come causa e non effetto dello sviluppo, strumenti fondamentali per la tutela dei diritti delle persone che vivono all’interno della comunità, non solo per chi ha bisogno o vive una condizione di fragilità”. Si tratta, quindi, di ribaltare la prospettiva “pensando i destinatari degli interventi non come soggetti passivi ma come protagonisti del loro stesso percorso di emancipazione”.

In conclusione, secondo Morniroli, per attrarre nuove risorse nelle comunità occorre infine “riscoprire la dimensione politica e culturale del lavoro sociale. Altrimenti rischiamo di essere solo manutentori delle difficoltà, degli ammortizzatori sociali e non attivatori di cambiamento”.

Da sinistra Elisa Corrà (presidente Csv Belluno Treviso) e Andrea Morniroli (Forum Disuguaglianze Diversità, cooperativa Dedalus)

L’importanza di attuare un cambio di prospettiva è stato richiamato anche da Giorgio Righetti. Per il direttore generale di Acri c’è un vizio di fondo all’interno delle organizzazioni, che tendono a considerare le risorse economiche più importanti del bagaglio di esperienze, competenze e risorse immateriali che possono mettere in campo per fare la differenza all’interno delle comunità.

Secondo Righetti “per creare sviluppo occorre valorizzare le “altre” risorse alla pari di quelle economiche, mettendo al centro anche il contributo che tutti i soggetti possono dare allo sviluppo delle comunità”. Un percorso di dialogo e condivisione - che le fondazioni bancarie stanno già sperimentando anche con progetti che interessano il Sud del mondo e che vedono la collaborazione di diverse organizzazioni - volto a far emergere bisogni e progettare insieme nuove soluzioni e in cui le risorse non siamo più destinate alle comunità ma siano agite direttamente da tutti i protagonisti che le animano: cittadini, organizzazioni istituzioni.

Anche secondo Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis – l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile - “La crisi globale ha bisogno di una risposta corale integrata e forte, che si basi sull’economia del benessere e non della rendita.

“Noi pensiamo che quella della sostenibilità sia la strada migliore da percorre per rispondere in modo efficace alle fragilità e ai rischi, alle minacce, ai divari, alle ingiustizie che si manifestano su scala globale in modo sempre più accentuato” sottolinea Stefanini. “Molti passi sono stati fatti in questo senso, il Governo per esempio ha recentemente aggiornato la strategia nazionale di sviluppo sostenibile – non ancora approvata in via definitiva – . Il terzo settore però deve acquisire un ruolo fondamentale, a fianco delle istituzioni e delle imprese, per produrre valore condiviso, favorire una finanza capace di generare un impatto positivo, sostenibile e misurabile, sperimentare forme di micro finanza e progetti di educazione finanziaria dedicati ai soggetti più fragili”.

Un lavoro culturale quindi, proiettato sulla promozione della sussidiarietà a 360 gradi, è la spinta di fondo che ha mosso l’operato anche dei centri di servizio.

Secondo Luigi Paccosi, presidente Cesvot e vicepresidente vicario di CSVnet, in 25 anni di attività “hanno saputo far crescere conoscenze e competenze, maturando un rapporto con le istituzioni e con gli altri soggetti del non profit che ha permesso la realizzazione di importanti iniziative per il benessere delle comunità” ha sottolineato Paccosi, citando alcune esperienze che hanno contraddistinto questo percorso: dall’attivazione degli empori solidali, alla valorizzazione dei beni comuni nei territori del Sud, fino a ciò che sta accadendo nel territorio toscano, dove le fondazioni bancarie hanno messo in campo le proprie risorse insieme al Cesvot per un progetto sull’attivazione dei giovani nel volontariato.

“La crisi economica degli ultimi anni insieme alla riforma del terzo settore che ha riconosciuto le potenzialità del sistema dei centri, rappresentano due importanti momenti di passaggio per tutti i Csv, chiamati ora a fare la differenza intensificando la propria presenza sui territori non solo come erogatori di servizi ma concreti agenti di sviluppo del volontariato” ha concluso il presidente del Cesvot.

 

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© foto in copertina di Circolo fotografico reatino “Fausto Porfiri” BFI, progetto FIAF-CSVnet "Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano"

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