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La voglia di fare volontariato per sconfiggere la sfiducia

A Firenze presentata l’indagine demoscopica "Cittadini, volontariato e vita sociale in Toscana" realizzata da Sociometrica per Cesvot. Nella regione fanno volontariato 500 mila persone e 2 milioni sono disponibili a farlo, ma a determinate condizioni. I risultati di uno studio che racconta la grande fiducia dei cittadini nel volontariato 

di Giulio Sensi

Scrivi volontariato, leggi fiducia. Quella che i cittadini ripongono nelle associazioni è stata fotografata dall’indagine demoscopica realizzata da Sociometrica per Cesvot, il Csv della regione Toscana, e presentata in conferenza stampa a Firenze il 1° aprile. Lo studio - intitolato "Cittadini, volontariato e vita sociale in Toscana" - è andato ad analizzare il rapporto tra i cittadini toscani, la partecipazione civica e il terzo settore. Significativi e inediti i risultati che delineano uno scenario articolato e ricco di spunti di riflessione.

I numeri sono positivi e confortanti. Come ha spiegato nel corso della conferenza stampa il presidente del Csv Luigi Paccosi “sono due milioni i cittadini toscani disposti, a determinate condizioni, a intraprendere un’esperienza di volontariato, attività che gode di un elevatissimo livello di fiducia (82,7%) nella nostra Regione. Dalle prime rilevazioni svolte sul tema dei volontari potenziali nel 2023, il numero è quadruplicato. Questa indagine conferma il grande potenziale di solidarietà e partecipazione della società toscana, ma evidenzia anche una sfida cruciale: il rischio di una crescente distanza tra cittadini e istituzioni”.

L’indagine conferma l’importanza del volontariato in un contesto sociale ed economico in evoluzione e come rimanga un pilastro fondamentale della società toscana, esprimendo la capacità di colmare il divario di fiducia tra cittadini e istituzioni e di rappresentare una risposta concreta ai bisogni emergenti della comunità. 

“Valorizzare il terzo settore significa - ha detto Paccosi - non solo sostenere il welfare, ma anche promuovere una cultura della partecipazione attiva e della fiducia reciproca. È necessario sviluppare modelli innovativi di integrazione tra volontariato e istituzioni, affinché l’impegno civico diventi sempre più parte di un processo condiviso di costruzione del bene comune”.

Il curatore della ricerca Antonio Preiti ha illustrato le aree tematiche in cui si articola l’indagine demoscopica: la percezione e la partecipazione al volontariato; la qualità della partecipazione civica e politica; i bisogni pubblici e ruolo del volontariato; i media e formazione dell'opinione pubblica.

“Viviamo un momento delicatissimo, in Toscana e in Italia – ha affermato Preiti – perché da un lato cresce la voglia di partecipare, dall’altro domina una sfiducia profonda verso ogni forma di rappresentanza collettiva. Dobbiamo credere nella spinta individuale al bene comune e trasformare questa fiducia in organizzazioni nuove, credibili, all’altezza del presente”.

Cresce il riconoscimento per il volontariato

Dai dati emerge come l’84,4% dei toscani consideri i volontari come “persone da ammirare”. Un dato in aumento rispetto alle precedenti indagini. Coloro che dichiarano di svolgere attività di volontariato fra la popolazione toscana sono il 31,8%: il 17,7% in forme organizzati e il 14,1% in iniziative spontanee. Percentuali che svelano il valore assoluto delle persone coinvolte in forme di volontariato organizzato in Toscana: 556.310; per il 28,4%, 282.869 persone, l’aiuto agli altri parte della propria quotidianità.

I bisogni dove è cruciale la risposta del terzo settore

Sempre secondo l’indagine la risposta del terzo settore animato dai volontari è cruciale nel supporto alle persone vulnerabili (49,3%), nella prevenzione e salute pubblica (41,1%), nella povertà e emarginazione (39,9%), nell’integrazione e inclusione sociale (26,7%), nella sostenibilità ambientale (20,8%) e nella valorizzazione della cultura (16,9%).

Si può fare ancora volontariato? E perché?

Il 74,5% di chi oggi non è attivo nel volontariato si dichiara disponibile a certe condizioni, oltre due milioni di cittadini toscani. Valore che diminuisce al 5,2%, pari a 168.832, per chi esprime una disponibilità incondizionata. Le condizioni espresse sono la flessibilità nella gestione del tempo (28,3%), la fiducia e reputazione dell’associazione e delle persone coinvolte (26,4%) il significato e l’impatto dell’attività risultano determinanti per il 33,3% degli intervistati e la chiarezza organizzativa di compiti e ruoli per il 12,3%. L’altruismo è ancora dominante dal momento che il 43,9% indica il desiderio di contribuire al bene come motivazione principale di impegno.

Il terzo settore e la crisi della partecipazione politica

Il volontariato continua a fiorire, ma la partecipazione politica mostra segni di crisi: solo il 36% degli intervistati esprime un giudizio positivo sulle istituzioni, con un dato ancora più basso per le aziende private (33,1%). Il 48,1% ritiene che oggi i cittadini partecipino meno alla vita politica rispetto al passato, sottolineando un disimpegno crescente nei processi democratici tradizionali.
La percezione di deterioramento riguarda anche i servizi pubblici di welfare dal momento che il 68,9% degli intervistati ritiene che negli ultimi anni i servizi di sanità, pensioni e assistenza sociale siano diventati meno accessibili o meno efficaci.
L’impegno civico e solidale è quindi un antidoto positivo alla crescente sfiducia nelle istituzioni pubbliche. Emerge il divario di fiducia tra gli organismi basati sulla gratuità e sul dono (famiglia e volontariato, con una media del 72,2% di fiducia) e quelli fondati su logiche istituzionali o di mercato (media del 34.6%). Si delinea un quadro di “migrazione dell’impegno” dalla sfera politica tradizionale a quella dell’impegno civico e solidaristico, percepita come più efficace, trasparente e gratificante.
L'indagine sottolinea la necessità di un approccio diversificato che valorizzi il volontariato come espressione della vitalità civica, adattandone l'organizzazione alle esigenze dei volontari, e al tempo stesso ripensi il ruolo delle istituzioni pubbliche, ispirandosi ai principi di gratuità, reciprocità e prossimità per ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini.

Le opportunità e i rischi del digitale per la democrazia

Dall’indagine viene fuori anche l’attenzione dei cittadini ai rischi connessi alla trasformazione digitale: l’82,3% degli intervistati percepisce le nuove tecnologie come una potenziale minaccia per i valori democratici, soprattutto a causa della disinformazione e della polarizzazione del dibattito pubblico. Tuttavia, i social media sono visti come strumenti utili per la mobilitazione e la promozione del volontariato, con il 50,2% degli intervistati che riconosce il loro ruolo positivo in questo ambito.

La conferenza stampa ha anche centrato le conclusioni suggerite dallo studio: la centralità e il riconoscimento del volontariato nella società toscana; i pericoli della trasformazione digitale per la democrazia; la crisi della partecipazione politica e della fiducia nelle istituzioni; il valore della gratuità e del dono come antidoti alla crisi fiduciaria; la necessità di andare verso una nuova integrazione tra volontariato e istituzioni.

 

Leggi il rapporto.

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