Per il volontariato più incisività e nuovi rapporti con le istituzioni: gli esiti dell'incontro del CSV Rovigo
Il volontariato del futuro si dovrà adattare ad una società profondamente cambiata, ma dovrà anche sapere incidere nell'immaginario culturale e rivendicare la propria autonomia da altre istituzioni. Queste le sfide chiave emerse dal'incontro "Il futuro del volontariato", che sabato 31 agosto ha riunito ad Adria le associazioni locali, in occasione della XIX Festa del volontariato adriese.
Il volontariato oggi è ad un giro di boa, in un mondo che negli ultimi due decenni è profondamente cambiato, come descritto nella relazione di Luca Dall'Ara, direttore del CSV di Rovigo, promotore dell'evento insieme alla Consulta del Volontariato Sociale e al Comune di Adria.
"Al volontariato e in generale al nostro territorio - aggiunge Dall'Ara - servono leader, capaci di immaginare il futuro, e competenze nella gestione della principale risorsa delle associazioni: i volontari. Un altro nodo chiave, particolarmente sentito dalle associazioni, sono i rapporti con la pubblica amministrazione. Qui le associazioni devono avere voce in capitolo, per non essere considerate come semplici appaltatori, oltretutto oberati da un crescente carico burocratico".
Per Remo Agnoletto, presidente del CSV, l'accoglienza di nuovi volontari e dei giovani passa per la capacità delle associazioni di ripensarsi: "Per il futuro del volontariato dobbiamo costruire progetti e percorsi comuni in grado di aprire le nostre associazioni ai giovani e lasciare spazio di potere, di proposta e di azione capaci di coinvolgere ed ascoltare i nostri giovani".
Poi gli interventi delle associazioni Pianeta Handicap, Acat Basso Polesine e del Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile Adria. Il rappresentante di quest'ultima, Marco Passerella, ha rimarcato l'importanza dell'accoglienza dei volontari: "Vogliamo essere una famiglia, non solo un posto in cui si vengono a fare delle cose per tre ore".
Per Fulvio Osti (Associazione Diabetici), occorre saper cambiare "senza perdere i nostri valori fondanti, quali la gratuità, la solidarietà". Aggiunge: "La tentazione di snaturare il volontariato c'è anche da parte delle istituzioni, che ci usano per i loro scopi come servitori e non come servizio". Anche Piergiorgio Braghin (Acli) vede tra le priorità un ripensamento dei rapporti con la pubblica amministrazione: "Spesso sostituiamo le istituzioni. Ho un senso di repulsione quando si rivolgono a noi persone che non hanno trovato risposta altrove". Infine, Sandra Bedetti (presidente dell'Aido di Adria), invita a "ritrovare il coraggio che ha avuto chi ha iniziato decenni fa".
Proprio ad uno dei "padri fondatori" del volontariato adriese, Gigi Passadore, è stato consegnato un riconoscimento dalla Consulta e dal CSV nel corso dell'incontro.