Veneto
La locomotiva italiana dell’innovazione sociale
LA FORZA TRAINANTE DEL VOLONTARIATO VENETO. È sempre stata descritta come locomotiva d’Italia per la forte presenza, in un territorio densamente popolato, della piccola e media impresa italiana, lo zoccolo duro della produzione interna del nostro paese. Ma se la si guarda con gli occhi puntati sul welfare e sul sociale si scopre che il Veneto non è solo un motore d’impresa, ma anche di un volontariato e di un terzo settore che, soprattutto negli ultimi venti anni, ha saputo progettare, sperimentare, innovare e creare risposte nuove ai bisogni di un vasto territorio. L’ultima rilevazione Istat, resa nota nel 2017 con l’avvio del censimento permanente del non profit in Italia, conferma la forte presenza del settore non profit in Veneto. Dopo Lombardia e Lazio, il Veneto è sul podio al terzo posto per presenza di istituzioni non profit. Cresce anche il numero di volontari attivi nella regione: oltre 500mila, circa uno per ogni 10 abitanti residenti. In aumento, anche se non in modo considerevole, il numero di istituzioni del non profit rilevate dall’Istat. Nell’ultima rilevazione, con dati riferiti al 2015, sono oltre 29,8mila, contro le 28,8mila del 2011, circa mille in più. L’incremento, tuttavia, non è più quello registrato nel 2011 (rispetto ai dati del 2001), quando superava anche la media nazionale. Nel 2015, la crescita rispetto al 2011 è del 3,4 per cento, ben al di sotto di quella media nazionale (che supera l’11 per cento). Tuttavia, resta solido quel 17 per cento di persone con più di 14 anni che si dedica ad attività gratuite in associazioni di volontariato, un dato superiore alla media italiana.
IL VOLONTARIATO CHE LASCIA UN SEGNO SUL TERRITORIO. Ma non sono solo i dati a raccontare di una regione in cui il volontariato e il mondo del terzo settore giocano un ruolo a volte determinante. Sono soprattutto le tante esperienze attivate nelle realtà locali a dare la dimensione dell’impegno profuso. Idee e progetti realizzati dal mondo del volontariato e che oggi, in alcuni casi, sono diventati servizi strutturali, sostenuti con fondi regionali. Due esempi su tutti: il progetto “Stacco” per la mobilità sostenibile a favore delle persone fragili in tutta la regione e i “Centri di sollievo” per i malati di Alzheimer, nati da un’esperienza in un Csv ed oggi adottati come risposta innovativa su tutto il territorio veneto. Che in Veneto ci sia sempre stata un’attenzione particolare verso questa locomotiva del welfare, lo dimostra anche la data di approvazione della legge regionale sul volontariato, la n. 40 del 1993, a soli due anni dalla legge quadro sul volontariato. Testo che disciplina anche i centri di servizio per il volontariato, presenti in ogni capoluogo di provincia.
L’INVESTIMENTO PROGETTUALE A FAVORE DELLE ODV. Una peculiarità del sistema dei Csv del Veneto rispetto al resto d’Italia è quella che vede un forte impegno a favore dei progetti delle associazioni. Fin dalla loro costituzione nel 1997, infatti, i Csv veneti, in accordo con il Comitato di gestione del Fondo speciale regionale per il volontariato, hanno potuto sostenere le Odv attraverso l’erogazione di contributi per la progettazione sociale attraverso bandi dedicati “nella convinzione che il finanziamento diretto di progetti di solidarietà potesse qualificare, rafforzare e strutturare il volontariato e le singole Odv”, spiega la Fondazione Zancan. Una caratteristica che ha fatto dei Csv strutture leggere che nei vent’anni appena passati sono riusciti a destinare ai progetti delle Odv dal 70 all’80 per cento dei fondi annuali a loro disposizione. Solo nell’anno 2010, ad esempio, quando ancora le risorse erano ingenti, i finanziamenti dei Csv del Veneto riservati alle associazioni sono stati pari a 6 milioni e mezzo di euro, generando progetti per oltre dieci milioni di euro. Una modalità di intervento che la riforma del terzo settore ha interrotto e che negli ultimi anni ha spianato la strada verso lo sviluppo di una co-progettazione che vede ancora una volta i Csv protagonisti del cambiamento. Al di là delle difficoltà, che non sono mancate, in questi vent’anni di servizio dei Csv quel che resta non è soltanto una storia corposa da raccontare, ma anche un’attività spesso pionieristica di cui oggi ne gode l’intera comunità e che di sicuro caratterizzerà ancora una volta gli anni a venire.
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